QUESITO:
Spesso, specie nel parlato, si registra una preponderanza di frasi costruite con il presente dell’indicativo, anche in presenza di avverbi e congiunzioni che potrebbero ammettere tempi diversi.
Gli esempi di seguito sono accettabili nel linguaggio sorvegliato o sarebbe meglio modificarli?
1) Quando finisci di lavorare, torna.
2) Appena posso, vengo da te.
3) Finché non arriva lei, non mi muovo da qui.
RISPOSTA:
L’estensione del presente indicativo a usi che logicamente sarebbero propri del futuro (l’espressione di eventi o azioni future) è un tratto tipico della varietà della lingua detta neostandard, divergente dalla norma tradizionale, ma accettata da tutti i parlanti nella maggior parte dei contesti comunicativi.
Le frasi come quelle proposte da lei, in particolare, sono appropriate a una conversazione, o uno scritto, di media formalità, o anche familiare; è possibile anche in questi casi usare il futuro, ma una simile scelta potrebbe conferire all’eloquio del parlante una patina di artificiosità. Volendo aderire allo standard, anzi, si dovrebbe usare anche il futuro anteriore in due dei tre esempi: “Quando avrai finito di lavorare, torna”; “Finché non sarà arrivata lei, non mi muoverò da qui”.
Il futuro, semplice e anteriore, è, comunque, ancora la scelta più appropriata in contesti comunicativi molto formali.
Fabio Ruggiano