Ci si può “masterizzare” in italiano?

Categorie: Lessico e fraseologia, Morfologia

QUESITO:

Riflettevo nei giorni scorsi circa l’esistenza in italiano del verbo riflessivo masterizzarsi per indicare il conseguimento del titolo di master universitario. Una frase esemplificativa a riguardo potrebbe essere la seguente: “Mi sono masterizzata l’anno scorso all’Università di Trento”.

 

RISPOSTA:

​Il verbo non è registrato né nello Zingarelli 2019, né nel Devoto-Oli 2019, i due dizionari dell’uso più diffusi e sensibili all’aggiornamento lessicale. Non si trova neanche nella banca dati dell’Osservatorio neologico della lingua italiana (http://www.iliesi.cnr.it/ONLI/), né nella aggiornatissima pagina del sito Treccani dedicata ai neologismi (http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/neologismi/).
La ricerca on line attraverso il motore di ricerca Google restituisce circa millecinquecento risultati, decisamente pochi (molti sono, per giunta, falsi positivi). Alcune attestazioni, però, risalgono anche a 15 anni fa, e si trovano in blog, giornali, persino libri specialistici di case editrici di rilevanza nazionale; ecco un esempio giornalistico del 2006, dalla pagina http://www.ilgiornale.it/news/aaa-laureato-cercasi-purch-senza-master.html: “Molti di questi corsi post-laurea sono semplicemente dei parcheggi per signorini viziati che pensano di «masterizzarsi» per poi entrare con più titoli nel mondo del lavoro ed evitare la gavetta in azienda”.
Dal punto di vista morfologico, masterizzarsi ‘conseguire un master’ è formato sul modello di diplomarsi ‘conseguire un diploma’, laurearsi ‘conseguire una laurea’, addottorarsi ‘conseguire un dottorato’, specializzarsi ‘conseguire una specializzazione’. È un verbo di cui il sistema ha bisogno, per designare un’esperienza sempre più diffusa anche in Italia. In teoria, quindi, ha piena legittimità d’uso; a scoraggiarne la diffusione, però, malgrado la sua coniazione risalga a più di dieci anni fa, è la coincidenza con il verbo masterizzare ‘copiare dati su un CD’ (da master ‘registrazione originale digitale da cui derivano le copie’), che lo rende semanticamente ambiguo.
È possibile che, con il progressivo tramonto della tecnologia dei CD, l’ambiguità tra masterizzare e masterizzarsi venga meno, i parlanti abbandonino le remore a usare il verbo e, di conseguenza, i dizionari lo accolgano. Fino a quel momento, il verbo rimane rischioso da usare (non a caso, nelle attestazioni rinvenute nel Web, il termine è spesso virgolettato, perché sentito come non ufficiale), perché non pienamente autorizzato né dall’uso vivo né dalla lessicografia: un buon compromesso è usarlo, anche senza virgolette, in contesti specialistici sul tema dell’istruzione; metterlo tra virgolette altrove.
A margine, sottolineo che masterizzarsi, al pari di laurearsi ecc., rientra nella categoria dei verbi intransitivi pronominali (come innamorarsi o accorgersi), non in quella dei verbi riflessivi, perché indica non un’azione che il soggetto compie su sé stesso (il soggetto non laurea, masterizza ecc. sé stesso), bensì l’ottenimento o il raggiungimento di uno stato.
Fabio Ruggiano

Parole chiave: Neologismi, Verbo
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