QUESITO:
Vorrei sapere se negli esempi sotto riportati sia preferibile adottare il congiuntivo passato o il congiuntivo imperfetto.
“Quando nacque suo figlio, pare che Alberto smettesse / abbia smesso di fumare”;
“Dopo che era nato suo figlio, pare che Alberto smettesse / abbia smesso di fumare”.
Tenderei a scartare l’imperfetto in quanto esso – se non vado errata – indica per così dire un’azione in svolgimento o ricorrente; tuttavia, relativamente al primo esempio, mi lascia un po’ perplessa l’accostamento passato remoto (nacque) e il congiuntivo passato (abbia smesso) per due azioni che dovrebbero essere contemporanee.
Perplessità che, personalmente, scompare nella seconda costruzione.
RISPOSTA:
I tempi del congiuntivo vanno considerati non in modo assoluto, ma in relazione ai tempi dei verbi da cui dipendono. In questo caso il verbo reggente (pare) è presente e l’evento dello smettere è anteriore a esso; stando alla consecutio temporum, l’anteriorità rispetto al presente si esprime con il congiuntivo imperfetto o con il passato. La scelta tra i due tempi va fatta in base al tipo di azione: un’azione continuata sarà espressa all’imperfetto (ad esempio pare che Alberto fumasse); una momentanea (come quella di entrambe le sue frasi) sarà espressa al passato.
Va anche ricordato, comunque, che un’azione momentanea può essere espressa anche con l’imperfetto, per “rallentarla” nel tempo; ad esempio “Pare che il colera toccasse il suo culmine il 17 maggio 1850”.
Fabio Ruggiano