QUESITO:
Ho una foto che ritrae un manipolo di Alpini. La foto è datata 1941. Ora vorrei scrivere, come didascalia, che questi soldati hanno combattuto l’anno successivo, nel 1942, sul fronte del Don.
Quale frase si fa preferire?
1) Avrebbero combattuto nel ’42 sul fronte del Don.
2) Combatteranno nel ’42 sul fronte del Don.
3) Combatterono nel ’42 sul fronte del Don.
Credo che siano tutte e tre accettabili.
Io preferisco la prima.
RISPOSTA:
Come giustamente dice lei, tutte e tre le frasi sono corrette. Si tratta qui di esprimere il futuro nel passato, cioè di parlare di un’azione passata che però non si era ancora verificata al momento dell’evento che si sta narrando (evento, per inciso, a me molto caro, visto che un prozio bersagliere umbro cui ero affezionato fu ferito alla gola nella battaglia del Don!). Quindi:
1) «Avrebbero combattuto nel ’42 sul fronte del Don»: si sottolinea il fatto che nel 1941, anno in cui è stata scattata la foto, la battaglia del Don non era ancora avvenuta. In questo caso si dà valore sia all’anno della foto, sia alla battaglia del Don.
2) «Combatteranno nel ’42 sul fronte del Don»: si focalizza la battaglia del Don e si lascia sullo sfondo l’anno della foto. Il 1941, peraltro, cioè l’anno in cui è stata scattata la foto, non scompare dall’attenzione dello spettatore, perché diventa l’hic et nunc da cui parte la narrazione.
3) «Combatterono nel ’42 sul fronte del Don»: sì focalizza soltanto la battaglia del Don e il 1941 scompare.
Tutte e tre le frasi sono corrette, ma esprimono punti di vista diversi, come in una scena cinematografica in cui il regista decide che cosa mettere più a fuoco rispetto al resto. Nel primo caso, sono a fuoco tanto la battaglia del Don quanto l’anno precedente, in cui è stata scattata la foto. Nel secondo caso, l’anno della foto è ancora più sfocato. Nel terzo caso, l’anno in cui è stata scattata la foto scompare del tutto. Se lei preferisce la prima (scelta legittima, come del resto anche le altre due) vuol dire che vuol dare il giusto rilievo sia all’anno della foto, sia alla battaglia del Don.
Il raffinato sistema della consecutio temporum in italiano consente di scegliere il punto di vista delle azioni narrate esattamente tanto quanto le lenti della macchina da presa consentono a un regista raffinato di far capire allo spettatore che cosa deve essere in primo piano e che cosa sullo sfondo. Un accorto uso della consecutio temporum, dunque, lungi dall’essere un mero esercizio retorico-grammaticale, consente dunque maggiori sfumature nello storytelling.
Fabio Rossi