Ancora su modi e tempi nelle subordinate

Categorie: Semantica, Sintassi

QUESITO:

1. Vorrei chiedere aiuto a proposito delle frasi relative. In questa frase è obbligatorio l’uso del congiuntivo?
“Un insegnante che voglia / vuole essere veramente efficace nel suo lavoro deve anzitutto saper ascoltare”.

2. In quest’altra frase, seguendo le regole del consecutio temporum non si dovrebbe usare l’imperfetto?
“L’insegnante ha convocato i genitori di Mattia perché sappiano / sapessero qual è la situazione scolastica del figlio”.

3. In questa frase e obbligatorio l’uso del congiuntivo passato? Il congiuntivo presente è sbagliato?
“Martina non può uscire prima che il bambino non si sia addormetato”.

4. In questa frase non sarebbe meglio usare il trapassato?
“Abbiamo trascorso una bella giornata e la visita al museo è stata più interessante di quanto ci aspettassimo / ci fossimo aspettati”.

5. In questa frase non capisco l’uso del trapassato. Non sarebbe piu logico con un passato prossimo?
“Frequentando un corso estivo di tedesco in Germania, Carlo *aveva imparato* più di quanto avesse imparato negli anni precedenti a scuola”.

6. In questa frase che senso hanno i trapassati?
“Nonostante fosse rimasto a casa tutto il giorno, Andrea non aveva studiato”.

7. In questa frase sono corretti sia l’imperfetto sia il trapassato?
“Renè riusciva quasi sempre a prendere il treno, nonostante ______________ (uscire) di casa sempre all’ultimo momento”.

 

RISPOSTA:

1. Sono adatti sia l’indicativo sia il congiuntivo. Nelle subordinate relative, il congiuntivo, oltre a essere la scelta più formale, aggiunge una sfumatura semantica di ipoteticità. Che vuole descrive una qualità posseduta dall’insegnante; che voglia suggerisce che questa qualità può essere posseduta o no. Con il congiuntivo, in altre parole, la relativa si può quasi leggere come la protasi di un periodo ipotetico: un insegnante, qualora voglia… È anche possibile usare il congiuntivo imperfetto, per rendere la possibilità ancora meno concreta: un insegnante che volesse… dovrebbe.
2. Il passato prossimo della proposizione reggente può essere interpretato in due modi, focalizzando il momento in cui l’azione del convocare è avvenuta, nel passato, oppure considerando l’effetto del convocare, che è presente. Nel primo caso la finale prenderà il congiuntivo imperfetto, nel secondo il presente. Si consideri che l’interpretazione più comune sarebbe la seconda.
3. Possono andar bene entrambi i tempi del congiuntivo. Con il presente si sottolinea la contemporaneità tra i due eventi, con il passato l’anteriorità dell’addormentarsi rispetto all’uscire. Nella frase c’è una negazione di troppo; ecco la forma più corretta: “Martina non può uscire prima che il bambino si sia addormetato”. 
4. Come per la 3.
5. Il trapassato è corretto se c’è sottinteso un momento di riferimento passato; per esempio: “Carlo aveva imparato più di quanto avesse imparato negli anni precedenti a scuola (e per questo superò brillantemente l’esame)”. Senza il momento di riferimento, il tempo da scegliere è il passato remoto (o prossimo).
6. Come per la 5. Ci deve essere un momento di riferimento passato sottinteso rispetto al quale i due eventi sono precedenti.
7. Il trapassato è scorretto perché l’evento dell’uscire è descritto come abituale nel passato; il tempo da inserire, pertanto, è l’imperfetto uscisse. Il trapassato sarebbe adatto in questa frase: “Renè riuscì a prendere il treno, nonostante fosse uscito di casa all’ultimo momento”.
Fabio Ruggiano

Parole chiave: Analisi del periodo, Registri, Verbo
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