Concordanza di genere e numero e maschile sovraesteso

Categorie: Morfologia, Ortografia e stili grafici

QUESITO:

Vi presento due costruzioni su cui verte il mio dubbio di accordo delle parti variabili.

  1. «Ogni dubbio e ogni perplessità è lecita» (accordo con l’ultimo nome, femminile) / «sono leciti» (accordo con entrambi i nomi).
  2. «Entrarono nella stanza un uomo e una donna tristi».

Relativamente al primo esempio, quale delle due forme è corretta? Relativamente al secondo, chiedo se la regola secondo la quale in presenza di nomi di genere misto e di numero plurale il maschile prevale sul femminile valga anche se si tratta di “persone” invece che di “cose”.

 

RISPOSTA:

Nel primo esempio, sarebbe meglio concordare verbo e aggettivo al plurale, col soggetto: «Ogni dubbio e ogni perplessità sono leciti» o «Sono leciti ogni dubbio e ogni perplessità», per evitare l’equivoco che sia lecita solo la perplessità ma non il dubbio, sebbene forme di concordanza col solo ultimo termine, ancorché si ci si riferisca a entrambi, siano frequenti e non bollabili come scorrette. Ma la chiarezza è il primo fine comunicativo. Il maschile sovraesteso (tristi), riferito a cose maschili e femminili è pacifico, in questo caso, trattandosi appunto di cose e non di persone.

Il secondo esempio è senz’altro corretto, dal momento che la lingua italiana prevede il maschile sovraesteso, in quanto genere grammaticale non marcato, sempre, anche per le persone. È sempre bene distinguere il genere grammaticale dal sesso, o, meglio, dal genere inteso in senso psico-socio-biologico (legga anche questa risposta di DICO). Tuttavia, è evidente che alla base stessa del concetto di ‘maschile sovraesteso’ o ‘maschile non marcato’ vi sia un’ideologia maschilistica (cristallizzata nei millenni), oggi giustamente messa al centro dell’attenzione critica. Come uscirne? Con l’equilibrio, il buon senso e il rispetto per tutti e tutte, come al solito. Quindi, evitiamo lungaggini inutili a meno che non ci si stia rivolgendo direttamente (o quasi) alle persone; in quest’ultimo caso, la ripetizione del maschile e del femminile è auspicabile, come ho fatto io poco fa parlando di «tutte e tutti» (o viceversa), per non discriminare nessuno. Ma, nel caso da lei proposto, scrivere «Entrarono nella stanza un uomo triste e una donna triste» sarebbe inutile e ridicolo, dal momento che non ci si sta rivolgendo direttamente né a quell’uomo né a quella donna.

Non mi voglio nascondere dietro un dito: sono consapevole che esistano altri modi di discutere, su questi argomenti, ed esistano anche soluzioni totalmente inclusive (o ampie) quali l’adozione dello schwa o dell’asterisco come desinenze inclusive di tutti i generi (oltre il binarismo). Il fatto che io non adotti tali caratteri extra-alfabetici e non violi così il sistema morfologico italiano non significa che non condivida, e in larga misura rispetti, le istanze sociali e ideologiche che sono alla base di quelle proposte di riforma ortografica e morfologica. Riforma che, in futuro, potrebbe anche attecchire in italiano.

Fabio Rossi

Parole chiave: Accordo/concordanza, Aggettivo, Ideologia linguistica, Lingua e società, Nome, Verbo
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