QUESITO:
Le locuzioni a meno che e a a meno di sono intercambiabili a prescindere dalla costruzione che vadano a comporre? Se e quando sarebbe eventualmente opportuno sceglierne una a discapito dell’altra?
Nel caso, ad esempio, di coincidenza dei soggetti di reggente e subordinata, è suggerito l’uso di a meno di, per evitare che si vengano a creare difficoltà interpretative?
Lo studente sarebbe stato ammesso all’università, a meno di non sbagliare l’esame finale.
Lo studente sarebbe stato ammesso all’università, a meno che non sbagliasse (avesse sbagliato?) l’esame finale.
Chiedo, infine, se la scelta tra congiuntivo presente o congiuntivo imperfetto, oppure tra imperfetto e trapassato (come nell’esempio sopra), dipende dal grado di attuazione dell’evento che descrivono.
Non vorrei farlo, a meno che lui non me lo chieda/chiedesse.
RISPOSTA:
Come mostrato dai suoi esempi, a meno che introduce una proposizione eccettuativa esplicita, al congiuntivo o all’indicativo, a meno di introduce la stessa proposizione implicita, cioè all’infinito. La domanda, pertanto, dovrebbe riguardare la differenza non tra le due locuzioni congiuntive, ma tra le due costruzioni della proposizione. Questa proposizione si costruisce quasi sempre in modo esplicito (quindi è introdotta da a meno che); il modo implicito (per il quale è richiesta a meno di) si può usare soltanto quando il soggetto coincide con quello della reggente, ma anche in questo caso la costruzione esplicita è comunissima, come si vede ancora dai suoi esempi.
Per quanto riguarda i tempi del congiuntivo all’interno di questa proposizione, essi dipendono dalla consecutio temporum: il presente indica contemporaneità o posteriorità rispetto al presente, l’imperfetto contemporaneità o posteriorità rispetto al passato, il passato anteriorità rispetto al presente, il trapassato anteriorità rispetto al passato. Il condizionale passato, infine, può essere usato in alternativa con il congiuntivo imperfetto per indicare la posteriorità rispetto al passato. Da questo quadro consegue che le due varianti della seconda frase sono corrette, ma diverse: a meno che non sbagliasse descrive l’evento come posteriore rispetto al momento di riferimento passato implicito nella frase, sullo stesso piano di sarebbe stato ammesso, anch’esso posteriore rispetto allo stesso momento di riferimento implicito; a meno che non avesse sbagliato, invece, descrive l’evento come precedente rispetto a sarebbe stato ammesso. Nella frase finale la situazione è leggermente diversa: a meno che non me lo chiedesse dovrebbe essere impossibile, perché il verbo reggente è al presente, ma il condizionale vorrei avvicina la frase a un periodo ipotetico del secondo tipo = lo farei se lui me lo chiedesse, che rende l’imperfetto accettabile (ma non preferibile). Non a caso, se al condizionale vorrei farlo sostituiamo l’indicativo, l’imperfetto diviene difficilmente giustificabile (*non lo faccio a meno che lui non me lo chiedesse), perché il modello del periodo ipotetico non è più attivato.
Fabio Ruggiano