Consecutiva o finale?

Categorie: Sintassi

QUESITO:

La domanda riguarda una frase tratta da “Il nome della rosa” di Umberto Eco, all’interno del capoverso: “Ma l’unicorno è una menzogna? È un animale dolcissimo e altamente simbolico. Figura di Cristo e della castità, esso può essere catturato solo ponendo una vergine nel bosco, in modo che l’animale sentendone l’odore castissimo vada ad adagiarle il capo in grembo, offrendosi preda ai lacciuoli dei cacciatori.” Durante la preparazione di un test per la scuola superiore è stato impossibile raggiungere un consenso fra i colleghi sulla subordinata che inizia con “in modo che…”. In particolare alcuni sostengono che si tratti di una proposizione consecutiva, altri che sia una proposizione finale.

 

RISPOSTA:

Uno dei limiti più gravi della tradizionale tipologia delle subordinate e dei complementi nelle grammatiche italiane è la confusione tra punto di vista semantico e punto di vista sintattico. Non v’è dubbio che, dal punto di vista semantico, la subordinata da Lei segnalata (“in modo che l’animale… vada…”) abbia un valore finale. Come, del resto, non c’è dubbio che la forma con cui è espressa la subordinata (“in modo che”) sia quella tipica delle consecutive. E allora? Come spesso accade in linguistica, non è questione di giusto o sbagliato, bianco o nero, ma di punti di vista. Le risposte sono entrambe corrette. Io, personalmente, propenderei per la consecutiva, dal momento che la scelta della locuzione connettiva “in modo che” indica la volontà di sottolineare la conseguenza dell’azione, più che il suo fine (fine che comunque, come ripeto, è una delle conseguenze…). In altre parole, privilegerei la forma (“in modo che”) al significato, visto che lo scopo di riconoscere le subordinate è quello di individuarne la loro funzione sintattica, il tipo di reggenza, il tipo di rapporto con la reggente, il tipo di verbo usato ecc.
A  questo proposito, mi permetto di far rilevare la scarsa utilità di un esercizio siffatto, a scuola. Lo scopo del riconoscimento delle subordinate non dovrebbe essere quello di confondere le idee agli studenti sulle sfumature semantiche, bensì quello di addestrarli ai diversi tipi di reggenza. Pertanto, forse, sceglierei esempi più chiari e netti, meno controversi, di questo. E inoltre mi soffermerei su questioni più formali, come la differenze tra subordinate dirette (oggettive, soggettive) e indirette, tra subordinate che hanno un antecedente nella reggente (come la consecutiva dell’esempio: “in modo”) e altre che non l’hanno e simili.
Soltanto dopo che gli studenti hanno familiarizzato con queste caratteristiche sintattiche, proporrei loro degli esercizi di cloze o di riscrittura, per addestrarli agli aspetti semantici. Per es.: è possibile riformulare la frase di Eco in un altro modo? Ovvero, è possibile utilizzare un altro tipo di subordinata, al posto di “in modo che” ecc., senza alterare il senso generale del periodo?

Fabio Rossi

Parole chiave: Analisi del periodo
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