“Di” nel complemento di tempo

Categorie: Lessico e fraseologia, Semantica, Sintassi

QUESITO:

La preposizione di può  essere impiegata nella formazione di complementi di tempo.

Esempio:

“Il panettone si mangia di martedì” = ‘ogni martedì’.

Forse sarebbe utilizzabile anche davanti a mesi e periodi festivi dell’anno:

“il panettone si mangia sempre di dicembre /  Natale” = ‘ogni dicembre /  Natale’.

In generale, però, l’uso non “dovrebbe”, ma magari mi sbaglio, essere impiegabile nelle interrogative e nelle relative:

“Di quando / di che periodo/ di che mese / di che giorno si mangia il panettone?”

“Questo è il periodo / mese / giorno di cui si mangia il panettone”.

Ripensando, però, a verbi come ricorrere o cadere, che fanno uso della preposizione di, mi sono sorti dei dubbi.

Ecco una frase tratta da un dizionario:

“Quest’anno Pasqua cade di marzo”.

Quello che mi chiedo è se l’uso e le regole cambino in presenza di simili verbi:

“Di quando / di che periodo / di che mese / di che giorno cade / ricorre Pasqua?” (???)

“Questo è il periodo / mese / giorno di cui cade / ricorre questa festa” (???).

 

RISPOSTA:

La preposizione di si può usare per formare un complemento di tempo determinato; quando si combina con i nomi della settimana conferisce al sintagma un significato accessorio specifico, riguardante la tendenziale iterazione del processo (“Ci vediamo di domenica = ‘… solitamente la domenica’ / “Ci vediamo domenica” = ‘… questa domenica’ ). Di là dalla combinazione con i nomi della settimana, la preposizione è poco usata per questo scopo; a essa vengono preferite in o a, ciascuna preferenzialmente o obbligatoriamente in combinazione con alcune serie di parole (per esempio (in / di / a maggio, ma a Natale, difficilmente di Natale, mai in Natale). Le interrogative che le sembrano innaturali, pertanto, sono semplicemente insolite; l’unica costruzione effettivamente scorretta è di quando, perché quando esprime già senza preposizione quel significato (di quando è usato, in uno stile trascurato, soltanto insieme al verbo essere con il significato di ‘a quando risale’; per esempio: “Di quando è il pollo che è in frigo?”). Le relative, invece, risultano estremamente innaturali, per quanto in linea di principio corrette. Diversamente dalle interrogative (escluse quelle introdotte da quando), che ripropongono il sintagma preposizionale con il nome (di che periodo, di che mese…), le relative spostano la preposizione sul pronome, producendo una combinazione molto complessa, vista la scarsa frequenza d’uso di di con questa funzione. Qualsiasi parlante preferirebbe, in questo caso, in cui.

I verbi cadere e ricorrere ‘capitare regolarmente’ sono, in forza del loro significato, completati da argomenti costruiti come sintagmi preposizionali introdotti proprio da di, ma anche da in e a, con le stesse precisazioni circa la combinabilità con diverse serie di nomi e all’interno di tipi di frasi fatte in precedenza.

Fabio Ruggiano

Parole chiave: Analisi grammaticale, Analisi logica, Nome, Preposizione, Registri
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