QUESITO:
Quando si dice “fammi sapere come è andata, come va, come andrà”, quel presente “fammi” è corretto? Tecnicamente l’unico modo corretto non dovrebbe essere “mi farai sapere come andrà”? Un po’ come dire: “Domani vado a correre”. “Andrò”, non “vado”.
RISPOSTA:
Fammi non è presente indicativo, bensì imperativo presente e come tale è la forma migliore per formulare una richiesta. Se si vuole rendere la richiesta meno perentoria e più mitigata si possono utilizzare molte forme alternative, una delle quali è il futuro, oppure una perifrasi di questo tipo: «Ti sarei grato se mi facessi sapere come va», «Ti dispiacerebbe farmi sapere come andrà?» e simili.
Tutt’altro discorso è quello del presente indicativo in luogo del futuro, anch’esso perfettamente corretto e da sempre previsto in italiano, in casi come «Domani vado a correre», in luogo di un più formale «Domani andrò a correre», nel quale peraltro il futuro è addirittura ridondante, dal momento che l’avverbio di tempo già colloca inequivocabilmente nel tempo l’evento. Tant’è vero che gran parte delle lingue del mondo non ha il futuro, o lo forma in modo perifrastico (come l’inglese). Anche in italiano, infatti, il futuro è in netto regresso, quasi sempre sostituito dal presente. Per inciso, anche l’origine del futuro in italiano è perifrastica: amare habeo (cioè ‘ho da amare’, ‘devo amare’) > amerò.
In «[Fammi sapere] come è andata / come va / come andrà» tutte e tre le alternative sono corrette, con un crescendo di formalità dal presente (che è la soluzione più informale) al futuro (più formale). Benché apparentemente controintuitivo e controfattuale, anche il passato va bene, perché il locutore, mettendosi nei panni di chi gli darà informazioni quando l’evento sarà già concluso (dicendogli: «è andata bene/male»), lo proietta direttamente nel passato.
Fabio Rossi