QUESITO:
Rileggendo un vecchio testo a mia disposizione, ho notato un periodo particolarmente complesso sotto il profilo sintattico. Mi piacerebbe apprendere la vostra visione circa gli intrecci temporali e i rapporti tra le proposizioni: «Avevo saputo che un mio caro amico d’infanzia lamentava molti dolori e una forte stanchezza. Temevo che in futuro avrei dovuto mettere in conto che potesse essersi ammalato».
Per prima cosa vi domando se l’autore ha ben impostato il periodo; mi permetto poi di chiedere che cosa cambierebbe a livello di contenuto se avesse scritto: «Avevo saputo che un mio caro amico d’infanzia lamentava molti dolori e una forte stanchezza. Temevo che in futuro avrei dovuto mettere in conto che si fosse ammalato».
RISPOSTA:
La frase è ben formata solo se la seconda frase intende riferire l’essersi ammalato alla situazione descritta nella prima frase, quindi se lo scrivente intenda dire che sospetta, ma non accettare, che l’amico si sia ammalato, e prevede, temendolo, che solo in futuro potrà accettare questa possibilità. Se lo scrivente, invece, nel momento in cui sta scrivendo pensa semplicemente che il suo amico si sia ammalato, la frase dovrà essere temevo che in futuro avrei dovuto mettere in conto che potesse essersi ammalato. Ancora, se lo scrivente pensa che i sintomi accusati dall’amico siano anticipatori di una possibile malattia futura, non rivelatori di una malattia presente, la frase dovrà essere temevo che in futuro avrei dovuto mettere in conto che potesse ammalarsi.
La sua riscrittura è equivalente alla frase originale, tranne che per la mancanza della sfumatura potenziale. In essa, quindi, l’annalarsi dell’amico è dato come un’eventualità più concreta.
Fabio Ruggiano