La funzione e il valore di “ebbene”

Categorie: Morfologia, Pragmatica e testualità, Punteggiatura, Semantica, Sintassi

QUESITO:

Scrivo per chiedere se, secondo voi, nel contesto della frase sotto riportata la congiunzione ebbene ha più valore avversativo o conclusivo. 
“Gli avevo chiesto se poteva farmi un favore, ebbene ha rifiutato”.
Io ritengo che abbia più un senso avversativo, è più facile sostituirla con maperòtuttavia rispetto che con quindi o pertanto, ma mi interessa capire anche il vostro punto di vista.
Ho consultato il dizionario Sabatini-Coletti in cui, a proposito di ebbene si legge che tale congiunzione può essere utilizzata “con valore anche avversativo, per segnalare una decisione o una circostanza contrarie all’aspettativa”. Vi è inoltre la seguente frase a mo’ di esempio: “la sua proposta è che io mi dimetta; ebbene, non ci sto”. Mi sembra molto simile a quella da me proposta: in entrambi i casi, infatti, vi sono sottese un’aspettativa (la proposta di una persona che io mi dimetta; la mia richiesta di farmi un favore) e una decisione o una circostanza contraria all’aspettativa (io non voglio dimettermi; una persona ha rifiutato la mia richiesta di favore). 

 

RISPOSTA:

La domanda è più insidiosa di quanto sembri a prima vista. Innanzitutto escludo che ebbene sia sostituibile con tuttavia o simili, perché tale sostituzione (per quanto grammaticalmente possibile) modificherebbe il significato della frase. La frase, infatti, non mette in contrapposizione due eventi, ma presenta prima un evento e poi un altro che ne rappresenta l’esito. Il significato che tale esito sia contrario alle speranze dell’emittente non è contenuto in ebbene, ma è inferito dal ricevente sulla base della sua conoscenza del mondo: la frase “Gli avevo chiesto se poteva farmi un favore, ebbene ha accettato” sarebbe ugualmente coerente nel contesto adeguato. Dal punto di vista testuale, ebbene ha la funzione di segnale discorsivo metatestuale che serve a introdurre la conclusione di un racconto; il valore che meglio lo descrive, anche se in termini non tecnici, è pertanto quello conclusivo (ebbene si avvicina qui a insomma: “Gli avevo chiesto se poteva farmi un favore, insomma ha rifiutato”).
Possiamo considerare l’esempio del Sabatini-Coletti analogo alla sua frase; non condivido, però, l’interpretazione data dal dizionario. Aggiungo che il valore avversativo per ebbene non è menzionato né dal Sabatini-Coletti on line, né dal GRADIT, né dallo Zanichelli, né dal Devoto-Oli, né dal Dizionario Garzanti. 
Sulla base dell’analisi condotta – si noti – la frase risulta formata da due enunciati giustapposti, tant’è che richiederebbe un segno di interpunzione forte prima di ebbene (… se poteva farmi un favore; ebbene, ha rifiutato o anche … se poteva farmi un favore. Ebbene, ha rifiutato), proprio come nell’esempio del Sabatini-Coletti.
Fabio Ruggiano

Parole chiave: Analisi del periodo, Congiunzione
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