Le tante facce di “ci”

Categorie: Morfologia, Sintassi

QUESITO:

Vorrei chiedere che in queste frasi la particella ci ha valore avverbiale o idiomatico:

1. Per cuocere la pasta al dente CI vogliono 8-10 minuti. 
2. Per arrivare in centro con l’autobus CI metto venti minuti. 
3. Ieri abbiamo provato a connetterci con i nostri amici all’estero, ma non CI siamo riusciti.
4. Non parlare così forte. CI sento benissimo! 

 

RISPOSTA:

​La distinzione tra valore avverbiale e valore idiomatico non è chiara. Immagino che lei intenda accertare quando ci abbia la funzione propria di pronome e quando, invece, si unisca al verbo per fargli prendere un nuovo significato. In ogni caso, ci non ha mai la funzione di avverbio, anche se a volte è semanticamente equivalente a un avverbio di luogo: “Ci sono andato ieri” = “Sono andato  / in quel posto ieri”.
Nelle frasi da lei proposte, ci è un pronome solamente nella 3, nella quale riuscirci significa ‘riuscire a fare questa cosa’. Nelle altre frasi, ci si fonde con i verbi e non è più semanticamente separabile da essi, producendo 1. volerci ‘richiedere’, 2. metterci ‘impiegare’, 4. sentirci ‘avere il senso dell’udito in una certa condizione’. Questi verbi formati con l’aggiunta di un pronome atono sono detti procomplementari: troverà ulteriori informazioni al riguardo nelle FAQ  Ci penso e ci ripenso: le costruzioni del verbo “pensare”, “Ci si dimentica” come funziona la costruzione impersonale e Non è possibile “starsene” tranquilli con i verbi pronominali dell’archivio di DICO.
Fabio Ruggiano 

Parole chiave: Analisi logica, Avverbio, Pronome, Verbo
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