QUESITO:
Preferire può essere considerato un verbo servile? Dalle principali grammatiche non mi risulta. Un periodo come: “Preferisco restare a casa” è da intendersi quindi come formato da due proposizioni (Preferisco = principale; restare a casa = subordinata oggettiva di 1º alla principale, implicita)?
RISPOSTA:
I verbi servili servono a modificare il significato di altri verbi aggiungendovi una sfumatura; devono, pertanto, essere semanticamente quasi vuoti. Il verbo volere, infatti, può anche essere non servile, se non accompagna un altro verbo, ma è usato da solo (“Voglio che tu mi chieda scusa”). Preferire significa grosso modo ‘volere maggiormente’, quindi è molto vicino al significato di volere; anche quando accompagna direttamente un infinito, però, veicola una piccola quantità di significato autonomo e tanto basta per non considerarlo servile. Inoltre, i verbi servili condividono la caratteristica sintattica di ammettere la risalita del clitico (evidentemente perché sono percepiti come strettamente solidali con il verbo retto): voglio farlo, ma anche lo voglio fare; lo stesso non vale per preferire: *lo preferisco fare risulta del tutto innaturale. L’analisi della periodo fatta da lei, in conclusione, è corretta.
Fabio Ruggiano