Quando né l’uno né l’altro vanno bene

Categorie: Pragmatica e testualità, Punteggiatura, Sintassi

QUESITO:

Vi chiederei di argomentare la sintassi di certe costruzioni negative, per stabilire se e quando la negazione  possa essere sostituita o dalla congiunzione e o dalla semplice virgola. Nella fattispecie, le frasi sotto indicate sono tutte valide?

1. Senza olio di palma, grassi idrogenati, conservanti e coloranti.
2. Senza olio di palma, grassi idrogenati, conservanti né coloranti.
3. Senza olio di palma né grassi idrogenati né conservanti né coloranti.

4. Uscì di casa senza cappello e guanti.
5. Uscì di casa senza cappello né guanti.
6. Uscì di casa senza né cappello né guanti.

7. Il prodotto non contiene olio di palma, grassi idrogenati, conservanti e coloranti.
8. Il prodotto non contiene olio di palma, grassi idrogenati, conservanti né coloranti.
9. Il prodotto non contiene né olio di palma né grassi idrogenati né conservanti né coloranti.

E per concludere, la negazione  deve essere preceduta dalla virgola o essa è consigliabile solo in avvio di una proposizione particolarmente complessa (ad esempio: “La donna non parlò, né avrebbe voluto farlo nelle ore successive”)?

RISPOSTA:

​La congiunzione  può essere scomposta in due componenti, e + NEG (‘negazione’). Se ricordiamo tale composizione risulta più facile stabilire quale delle varianti da lei proposta sia ben formata e quale sia ridondante o difettosa. In particolare, la 1., la 4. e la 7. vanno bene, perché la negazione contenuta in senza ed esplicitata nella 7. si applica a tutti gli elementi degli elenchi che seguono, rendendo superfluo ribadirla. La 1. e la 7. andrebbero bene anche sostituendo la e con una ulteriore virgola.
La ripetizione della negazione, comunque, non può essere considerata un errore, vista la tolleranza dell’italiano per la doppia negazione; per questo motivo le frasi 3. e 5. vanno ugualmente bene. Qualche precisazione meritano le altre.
Nella 2. la negazione ripetuta solamente per l’ultimo elemento dell’elenco crea una asimmetria che lo fa emergere sugli altri (ciò è molto meno percettibile, ovviamente, se l’elenco è bimembre, come nella frase 5.). In questa frase tale focalizzazione dell’attenzione sull’ultimo elemento non sembra giustificata, alla luce della natura degli elementi dell’elenco, ma l’emittente potrebbe avere qualche motivo per mettere in evidenza coloranti sul resto degli ingredienti. In ogni caso, più efficace a questo scopo sarebbe una congiunzione più pregnante: “Senza olio di palma, grassi idrogenati, conservanti e neppure / e neanche coloranti”, oppure la ripetizione di senza, preferibilmente accompagnata dalla virgola: “Senza olio di palma, grassi idrogenati, conservanti, e senza coloranti”.
La stessa riflessione vale per la frase 8., che può essere parafrasata, nella sua composizione attuale, così: “Il prodotto non contiene olio di palma, grassi idrogenati, conservanti e non contiene coloranti”.
La costruzione della 6. (senza né) e della 9. (non + ) è in astratto ridondante, eppure molto comune, quindi generalmente accettabile, tanto nel parlato e nello scritto poco sorvegliato, quanto in letteratura, al fine di mantenere gli elementi di un elenco sullo stesso piano. Un esempio di questo uso è in questo brano dallo Zibaldone di Leopardi: “Ma il giovane senza presente né futuro, cioè senza né beni, attività, piaceri, vita ec.  speranze e prospettiva dell’avvenire, dev’essere infelicissimo e disperato”; un altro è in questo estratto, più recente, dal romanzo Suo marito di Pirandello: “apparve subito chiaro agli occhi di Silvia che cosa egli avesse compreso senza né sdegno  offesa”.
Per quanto riguarda i segni di interpunzione, essi dipendono dall’omogeneità dei membri coordinati. All’interno di elenchi di elementi analoghi, la virgola prima di  non è formalmente richiesta (visto che  “contiene” la congiunzione e), ma è bene inserirla, visto che convenzionalmente gli elenchi sono separati dalle virgole: “Non voglio andare (né) in macchina, né in treno, né in aereo”. Lo stesso vale per elenchi di proposizioni: “Non voglio andare in macchina, né voglio andare in treno, né voglio andare in aereo”. Negli elenchi bimembri si fa più facilmente a meno della virgola, che, però, si può sempre usare: “Non voglio andare (né) in macchina né in treno”; “Non voglio andare in macchina né voglio andare in treno”.
Quando non ci si trova in una sintassi elencativa, ma gli elementi hanno una relazione più complessa tra loro, la presenza della virgola mette in evidenza una separazione tematica. Per fare una riflessione del genere, abbandoniamo l’analisi della frase e prendiamo quella dell’enunciato, cioè osserviamo lo scopo comunicativo della frase. In questo ambito possiamo riconoscere le relazioni semantiche tra gli enunciati e, al loro interno, la presenza di unità tematiche di primo piano e unità tematiche di sfondo. In un enunciato come “Ti ho detto che non voglio andare, né è il caso che lo ripeta”, il segmento introdotto da  non rappresenta il secondo elemento di un elenco, ma è una precisazione rispetto al primo segmento; funge, cioè, da unità tematica di sfondo (mentre “Ti ho detto che non voglio andare” è l’unità tematica di primo piano). In questi casi, la virgola è necessaria. Se, per fare un esperimento, la togliessimo (“Ti ho detto che non voglio andare né è il caso che lo ripeta”) il lettore sarebbe portato a interpretare la seconda parte dell’enunciato come dipendente da ho detto, ma costruita male; come se fosse “Ti ho detto che non voglio andare e che non è il caso che lo ripeta”.
Ancora, nel caso in cui  unisca non due unità tematiche, ma due enunciati, deve essere preceduto non dalla virgola, ma da un punto e virgola, o un punto: “Ti ho detto che non voglio andare; né voglio che insisti a portarmi”; “Ti ho detto che non voglio andare. Né mi piace che continui a insistere”.
Fabio Ruggiano

Parole chiave: Congiunzione, Registri
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