Quanti tempi per il passato nel futuro

Categorie: Semantica, Sintassi

QUESITO:

Tra gli impieghi dell’indicativo imperfetto ne troviamo uno analogo a quello del passato prossimo di tempo deittico, ovvero che indica l’anteriorità rispetto al tempo della principale?
A tal proposito, riporto di seguito due passi letterari che gradirei portare alla vostra attenzione critica; in essi si evidenziano scelte sintattiche diverse per enunciare la contemporaneità di due o più azioni nel futuro:
1. Peccato che sia saltato il programma: io avrei letto sotto l’ombrellone mentre (usato con valore temporale e non avversativo, ndr) tu ti saresti abbronzata al sole.
2. Ci sarebbero state battute goliardiche e ciniche, mentre la vittima, non l’assassino, finiva sotto processo e ogni aspetto della sua persona, del suo modo di vita, veniva esaminato.
Senza presunzione di sapienza, ritengo che spesso si assista a una sopraffazione del futuro anteriore da parte del passato prossimo e che sia proprio questo a generare degli equivoci interpretativi.
Cito alcuni esempi:
1. Se ti incontrassi tra un anno, ti porterei i libri che nel frattempo ho letto.
A mio modesto parere, la frase genera delle difficoltà a livello comunicativo, che sarebbero invece fugate dalla scelta del futuro anteriore:
2. Se ti incontrassi tra un anno, ti porterei i libri che nel frattempo avrò letto.
In questo caso, si avrebbe infatti la certezza che i libri, al momento dell’enunciazione, non sono stati ancora letti (perché lo saranno in un prosieguo di tempo).
Stessa riflessione per il seguente costrutto:
3. Se ogni sei mesi ti sottoponi (o sottoporrai) all’esame, tra un anno potrai presentare al medico tutti i referti che hai/avrai raccolto.
Con il passato prossimo, i referti in questione potrebbero essere già stati raccolti; se, per contro, ci si vuole riferire a referti non ancora presenti, non scorgo, malgrado i tentativi, nessuna valida alternativa al futuro anteriore.
Mi rendo conto di aver fatto l’apologia di un tempo verbale che, nell’uso moderno, è di frequente scartato, anche quando – come stabilito da ogni grammatica – è prezioso per determinare l’anteriorità rispetto al futuro semplice.

 

RISPOSTA:

Per quanto riguarda la prima parte della sua domanda, relativa agli usi dell’imperfetto, la risposta, anticipata dagli eloquenti esempi da lei stesso addotti, è sì: l’imperfetto, tempo particolarmente versatile, può fare le veci del condizionale passato per indicare il futuro nel passato. Si tratta di una scelta meno formale, ma che semplifica la frase, quindi particolarmente adatta al parlato. Per capirci, “Ha detto che veniva” è equivalente, ma meno formale, di “Ha detto che sarebbe venuto”.
La sua sensazione riguardo al progressivo abbandono del futuro anteriore è corretta: i parlanti sono solitamente disposti a sacrificare la sfumatura di significato che questo tempo veicola (ma che è quasi sempre ricavabile dal co-testo) in favore della maggiore semplicità del futuro semplice o del presente indicativo (“Se arrivi entro le cinque mi trovi in casa” è più pratico di “Se arriverai entro le cinque mi troverai in casa” e decisamente più pratico di “Se sarai arrivato entro le cinque mi troverai in casa”).
Niente vieta, ovviamente, di preferire il futuro anteriore, soprattutto in contesti di alta formalità, oppure quando il co-testo lasci spazio per ambiguità. Questo non è il caso del suo esempio “Se ti incontrassi tra un anno, ti porterei i libri che nel frattempo ho letto”, nel quale l’avverbio nel frattempo (che fa parte del co-testo, appunto) esclude che ho letto sia passato rispetto al momento dell’enunciazione e indirizza il ricevente a interpretarlo come passato rispetto al tempo della reggente, ovvero rispetto al futuro (potremmo dire che è un passato nel futuro). Senza accorgersene, quindi, lei stesso ha costruito la frase in modo da prevenire la potenziale ambiguità generata dal passato prossimo in questo contesto.
Diversamente, l’esempio “Se ogni sei mesi ti sottoponi (o sottoporrai) all’esame, tra un anno potrai presentare al medico tutti i referti che hai/avrai raccolto” sarebbe ambiguo con il passato prossimo e più chiaro con il futuro anteriore. Si tratta, comunque, di una ambiguità minima: il significato complessivo della frase consentirebbe facilmente di inferire la funzione specifica del tempo verbale anche qualora si usasse il passato prossimo. Questo non deve sorprendere: il progressivo abbandono del futuro anteriore è causato proprio dalla sua scarsa funzionalità, ovvero dalla sua sostituibilità quasi in ogni contesto con altri strumenti (avverbi o altri tempi verbali).
Fabio Ruggiano

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