QUESITO:
Mi pare che le relazioni di consecutio temporum che qui di illustro non siano mai state prese in esame.
1) Domani pomeriggio ricordati di chiamare il centralino, se entro la fine della mattinata (di domani)…
a) non avrai ricevuto/riceverai aggiornamenti.
b) non ricevessi aggiornamenti.
c) non avessi ricevuto aggiornamenti.
N.B. Nella variante a) ho unito i due tempi del futuro perché leggendo i vostri articoli ho capito che si differenziano quasi esclusivamente per il livello di formalità.
2) Se nel frattempo fosse stata chiarita la situazione, il dirigente già domani…
a) potrebbe adottare misure restrittive.
b) potrà adottare misure restrittive.
RISPOSTA:
Nei suoi esempi la costruzione del periodo ipotetico si intreccia con la consecutio temporum.
La frase 1) presenta i tre modelli canonici della protasi del periodo ipotetico. La soluzione a) coincide con la protasi di un periodo ipotetico della realtà, costruita con l’indicativo. L’evento condizionante, quello che provoca come conseguenza l’altro (ricordati), espresso nell’apodosi, è situato nel futuro rispetto al momento dell’enunciazione, cioè adesso (dal punto di vista di chi parla). La scelta del tempo da usare per questo evento è molto ampia: sono possibili li futuro semplice (se non riceverai), il futuro anteriore (se non avrai ricevuto), il presente (se non ricevi) e anche il passato prossimo (se non hai ricevuto). Tra queste, il futuro anteriore è la più lineare, perché esprime tanto la posteriorità rispetto al momento dell’enunciazione quanto l’anteriorità rispetto alla conseguenza; il futuro semplice è, nell’italiano contemporaneo, sempre sostituibile a quello anteriore, come variante semplificata, che lascia implicito il rapporto di anteriorità rispetto alla conseguenza, facilmente inferibile per logica. Il presente, a sua volta, è quasi sempre sostituibile al futuro con funzione temporale: sarebbe questa, probabilmente, la variante preferita in una conversazione tra pari. Il passato prossimo è l’esito di uno slittamento, pienamente ammissibile, di piani temporali: con esso, il parlante sposta il suo centro deittico per un attimo a domani, mettendosi nei panni della persona che deve ricordarsi di chiamare. In quel momento, l’evento della protasi è, appunto, nel passato.
La soluzione b) rappresenta una protasi di un periodo ipotetico della possibilità: esprime l’evento della mancata ricezione di aggiornamenti come possibile invece che come reale, suggerendo che secondo il parlante esso sia un po’ meno probabile rispetto a quanto lo sarebbe stato se lo avrebbe espresso con l’indicativo.
La soluzione c), infine, rappresenta una protasi dell’irrealtà, che suggerisce l’improbabilità dell’evento.
La frase 2) mostra due casi apodosi rispetto a una protasi con il trapassato (se fosse stata chiarita). La soluzione a), al condizionale presente (potrebbe adottare), da un parte designa l’evento come possibile, dall’altro sottolinea la necessità che l’evento della protasi si sia concluso prima che l’evento dell’apodosi, l’adozione di misure, possa avvenire. Nella soluzione b), l’indicativo designa la conseguenza come reale, sottolineando il pieno potere del dirigente (se non, addirittura, l’intenzione già formata) di metterla in atto. Si può, ovviamente, aggiungere anche in questo caso una terza soluzione per l’apodosi, quella che rispecchia la costruzione canonica dell’irrealtà: “avrebbe potuto adottare misure restrittive”. Con questa, la conseguenza è data, appunto, per irreale: si completa, in questo modo, la costruzione di una ipotesi di cui si conosce già l’esito controfattuale.
Fabio Ruggiano