QUESITO:
Le mie perplessità riguardano l’uso del si combinato con un’altra particella pronominale (mi si, ti si, ci si, vi si, gli si; lo si, le si, le si). Cioè, forme particolari (e forse un po’ anomale) di pronomi combinati in cui l’abbinamento col si presupporrebbe un significato (e un uso) di tipo riflessivo, impersonale o passivante.
Dunque, se diciamo: “da noi ci si diverte”, il pronome combinato ci si penso abbia valore impersonale (mi sembra che manchino sia il soggetto sia l’oggetto). Nel caso di: “mi si è rotta la bici”, il pron. comb. mi si pare abbia valore passivante (penso che il soggetto sia a me e l’oggetto la bici). Invece, per quanto riguarda l’uso riflessivo non riesco a trovare alcun esempio.
Per concludere, vi chiedo un quadro esplicativo il più completo possibile. Inoltre, vi chiedo anche alcuni riferimenti bibliografici.
Per cortesia, potreste fare una valutazione delle seguenti frasi e indicare a quale categoria appartengono (riflessiva, impersonale o passivante) i pronomi combinati?
1. Al lavoro ci si stanca;
2. Dopo cena, con gli amici ci si incontra al bar;
3. Qui ci si occupa di tasse;
4. ti si vede una ruga;
5. (a lui) gli si è intenerito il cuore;
6. (a loro) gli si sono spalancate le porte;
7. (a Gino) lo si è appreso solo ora;
8. la si contatta e sentiamo che dice;
9. li si raduna e facciamo il punto;
10. vi si invita un sabato sera.
RISPOSTA:
Non c’è niente di anomalo nelle combinazioni di pronomi: è una pratica soluzione che la lingua italiana offre per unire un verbo pronominale (ovvero un verbo che incorpora nella sua forma anche un pronome) a un ulteriore pronome, che può avere la funzione di riferirsi a un nome (ti si vede = ‘si vede te’) o a un luogo (ci si va= ‘si va lì’).
Le regole di combinazione dei pronomi (in termini di combinazioni possibili e impossibili, ordine reciproco dei pronomi, cambiamento della loro forma) sono complicate dall’intrecciarsi, in queste parole, di funzioni diverse, a volte coesistenti. I casi più semplici sono quelli legati a mi e ti (che diventano me e te), gli e le (che diventano glie unito graficamente al secondo pronome), ci (ce), vi (ve) con funzione di complemento di termine in combinazione con lo, la, li, le, che hanno la funzione di complementi oggetto: me lo dai = ‘dai questa cosa a me’; glieli dai = ‘dai queste cose a lui / a lei / a loro’; ve le do = ‘do queste cose a voi’.
Con i verbi riflessivi, le combinazioni non si possono avere, perché l’azione rimane nell’orbita della stessa persona, che è soggetto e oggetto, e non è previsto un complemento indiretto pronominalizzabile. Con questi verbi, infatti, mi, ti, ci, vi servono da complementi oggetti: mi lavo = ‘lavo me’ e gli e le, che possono essere soltanto complementi indiretti, non si possono usare, ma vengono sostituiti da si.
L’unica combinazione possibile con i verbi riflessivi è ci si (“Nel Medioevo ci si lavava di rado”), in cui si ha la funzione di rendere il verbo riflessivo e ci funge da soggetto generico, che rende il verbo impersonale: ci si lavava = ‘la gente si lavava’. Con i verbi non riflessivi, il soggetto generico è rappresentato proprio da si: “Gli si è aperta una nuova opportunità”; con i verbi riflessivi, questo comporterebbe una sequenza si (impersonale) + si (riflessivo), non ammessa: da qui la soluzione ci + si.
Come mai usiamo proprio ci per sostituire il si impersonale? Perché la prima persona plurale è quella che si avvicina di più all’idea dell’impersonalità. La usiamo anche in altri casi con questa funzione: “Dobbiamo smettere di inquinare” = ‘Si deve smettere di inquinare’.
Non basta: come spieghiamo casi come me li lavo? Semplice: in questo caso lavarsi non è riflessivo, ma transitivo: me li lavo = ‘mi lavo questi (i capelli, per esempio)’. Nei verbi transitivi pronominali, il pronome integrato non ha una funzione logica codificata, ma sottolinea la partecipazione del soggetto all’azione.
Un po’ diverso è un caso come me la sono mangiata tutta, in cui mi (me) non serve ad altro che a enfatizzare la soddisfazione derivante al soggetto dal completamento dell’azione. Si noti che con i verbi transitivi pronominali si usano non gli e le ma si (se): se li lava = ‘si lava questi’. Lo stesso vale per i verbi che aggiungono il pronome enfatico: se l’è mangiata tutta = ‘si è mangiata tutta questa’. Questo dimostra che, sebbene non siano riflessivi, questi verbi veicolano una sfumatura di riflessività, sotto forma di beneficio che deriva dall’azione stessa al soggetto che la compie. Ovviamente, se la persona del pronome indiretto non coincide con quella del soggetto torniamo al primo caso illustrato sopra: glieli lavo = ‘li lavo a lui / lei / loro’.
Esistono anche verbi intransitivi pronominali che hanno un si integrato nella loro forma. Se reggono un complemento di termine o simili ci sono le condizioni per avere una combinazione di tipo mi si: “I fedeli le si sono votati” = ‘i fedeli si sono votati a lei (alla Madonna, per esempio)’. Anche con questo tipo di verbi si crea la sequenza si + si quando vengono resi impersonali: *si si vota alla Madonna = ‘la gente si vota alla Madonna’. Come per i verbi passivi, anche in questo caso il primo si viene sostituito da ci: ci si vota alla Madonna. Si noterà che abbiamo evitato la sequenza le ci si (“Le ci si vota”); essa è, però, del tutto corretta, per quanto insolita.
Più raro il caso di verbi intransitivi pronominali che hanno integrato un ci e richiedono un complemento di termine: “ti ci vuole molto?” = ‘a te ci vuole molto?’. Con questi verbi si crea la sequenza ci + ci alla prima persona plurale: *”Ci ci vuole mezz’ora per arrivare” = ‘a noi ci vuole mezz’ora per arrivare’. In questo caso la sequenza viene evitata, non modificata; possiamo avere “A noi ci vuole mezz’ora per arrivare”, oppure una variante semplificata (pratica, ma poco corretta): “Ci vuole mezz’ora per arrivare”, in cui l’unico ci sta per entrambe le funzioni, o, come soluzione estrema, la riformulazione, per esempio “Abbiamo bisogno di mezz’ora per arrivare” o “Ci mettiamo mezz’ora per arrivare”. Si noti che anche metterci è un verbo pronominale con ci, ma è transitivo e soprattutto non richiede un complemento di termine; può, quindi, essere accompagnato da una combinazione di pronomi soltanto se lo facciamo impersonale: ci si mette. C’è una differenza, però, tra ci si mette, ci si lava e ci si vota: nel primo si è impersonale e ci è intergrato nel verbo, nel secondo si è riflessivo e ci è impersonale, nel terzo si è integrato nel verbo e ci è impersonale.
La sequenza ci + ci si crea a volte anche quando ci ha valore locativo, ad esempio in “- Come vi trovate nella nuova scuola? – *Ci ci troviamo bene”. Anche in questo caso non ci sono sostituzioni possibili; le soluzioni sono quelle viste per *ci ci vuole.
I verbi pronominali che reggono un complemento costruito con di possono essere accompagnati da ne; per esempio preoccuparsi: non me ne preoccupo = ‘non mi preoccupo di questa cosa / queste cose’. Si noti che nella forma impersonale preoccuparsi è analogo a votarsi: ci si preoccupa.
Anche ne può avere funzione locativa (= ‘da quel luogo’), ma è improbabile che si creino sequenze ne + ne (che sarebbero, comunque, evitate come quelle ci + ci). Possibile, invece, la sequenza di vi con funzione locativa e vi personale: *”Vi vi porto se fate i bravi” = ‘vi porto lì se fate i bravi’. La possibilità di sostituire sempre vi locativo con ci, però, rende questa evenienza facilmente risolvibile: “Vi ci porto se fate i bravi”. Si noti, per completezza, che la sequenza ci vi è impossibile, nonostante che il pronome personale sia più solidale con il verbo rispetto al pronome locativo. Esiste un ordine fissato per la collocazione dei pronomi, che è difficile da spiegare, ma che è applicato infallibilmente dai parlanti nativi; eccolo: 1. mi; 2. gli, le complementi indiretti; 3. vi; 4. ti; 5. ci; 6. si riflessivo; 7. lo, la, li, le complementi diretti; 8. si impersonale; 9. ne. L’elenco va letto nel senso della priorità: mi precede sempre tutti quelli che vengono dopo; gli segue mi ma precede tutti quelli che vengono dopo e così via.
Veniamo, infine, alle sue frasi: 1-3 sono casi di verbi pronominali impersonali, sul modello di ci si preoccupa (sostitutivo di *si si preoccupa); 4-6 sono casi di verbi pronominali che reggono complementi indiretti; 7-10 sono casi di verbi impersonali con complementi oggetto pronominalizzati.
Come sempre in casi così intricati, il riferimento migliore è la Grande grammatica italiana di consultazione (Bologna, Il Mulino), in particolare il volume I alle pagine 588-592.
Fabio Ruggiano