QUESITO:
Mi son venuti dei dubbi leggendo un libro di esercizi. Leggo:
1. Tradurre dall’italiano al tedesco.
2. Tradurre Platone in italiano.
3. Tradurre le parole nella tua lingua.
A me sembrano la stessa struttura: “tradurre a una lingua”. Ma perché si usa una volta a e altre volte in? O sono intercambiabili?
RISPOSTA:
L’uso delle preposizioni è legato a fattori solo in parte logici. A volte a pesare è la storia della lingua o anche altre ragioni difficili da riconoscere. Si pensi, per fare un esempio tra mille, alla preposizione di, che è richiesta tanto da un aggettivo come degno (“Degno di lode”) quanto dal secondo termine di paragone (“Meglio di niente”), può esprimere provenienza se segue il verbo essere (“Sono di Atene” = “Vengo da Atene”), ma anche un certo momento della giornata in alcune espressioni (“Ci vediamo di pomeriggio”).
Il verbo tradurre regge di norma la preposizione in, come dimostrano le sue frasi 2 e 3. L’assenza dell’articolo nella 2 è dovuta alla idiomaticità dell’espressione in italiano (che si comporta come in casa, in banca, in classe…). Nella frase 1, la presenza della lingua di provenienza, introdotta dalla preposizione da, configura l’azione del tradurre come uno spostamento fisico di un corpo da un luogo a un altro: questo favorisce l’uso, altrimenti sbagliato (non si può *”tradurre a una lingua”) della preposizione a. Rimane comunque possibile usare in anche quando sia esplicitata la lingua da cui si traduce: “Tradurre dall’italiano in tedesco” è corretto, sebbene meno comune.
Fabio Ruggiano