QUESITO:
Gradirei sapere se la preposizione “a“ davanti a “cui“ può essere sempre omessa, o se, in determinati casi, l’ellissi possa determinare costruzioni errate.
1) La riflessione (a) cui vorrei portarti è questa…
2) La signora (a) cui ho chiesto un favore è tua sorella.
Sono molto curioso circa l’origine della regola, e soprattutto mi chiedo per quale ragione si applichi esclusivamente, se non vado errato, a questa preposizione semplice e non anche ad alcune delle altre.
RISPOSTA:
Entrambe le varianti sono corrette (cui / a cui) perché nei due esempi cui assume la funzione di complemento di termine. L’oscillazione risale alla forma latina cui che significa ‘al quale’; a causa della possibile ambiguità generata dalla mancanza della preposizione, si è sentita l’esigenza di accostare al pronome cui la preposizione tipica del complemento di termine, cioè a. Per queste ragioni, la forma senza preposizione è considerata più formale di quella con la preposizione.
L’omissione riguarda anche la preposizione di in frasi come “Maria la cui bravura è proverbiale”, dove cui, posizionato fra l’articolo e il sostantivo, ha valore di complemento di specificazione (la frase, altrimenti, dovrebbe essere tradotta così: “Maria, la bravura della quale è proverbiale”). In casi come questo, fino all’Ottocento, la preposizione di era ammessa in una costruzione ormai uscita dall’uso, cioè il di cui.
Raphael Merida