QUESITO:
Se in una sovraordinata compare il passato prossimo, la subordinata può essere costruita con il trapassato prossimo – come nel caso del passato remoto, che però preferisce il trapassato remoto – o è obbligatorio mantenere lo stesso tempo?
“L’ho buttato fuori di casa, dopo che mi aveva offeso”.
Le frasi qui indicate sono corrette?
Frase 1.
“(Ti ho mai raccontato di quando, a scuola, vinsi un premio?) Sì, me lo avevi raccontato”.
La scelta del trapassato può essere giustificata dal collegamento (sottinteso) a un’azione rispetto alla quale sarebbe anteriore, oppure è sempre opportuno esplicitare questa eventuale scansione temporale (ad esempio, “Me lo avevi raccontato un anno fa, prima che fossimo entrati / entrassimo nell’argomento scuola”).
Frase 2.
“Ho conosciuto uomini e donne che nel corso della propria vita avevano sofferto / soffrirono / hanno sofferto molto.
Tutte e tre i tempi verbali sono legittimi?
RISPOSTA:
La subordinata di una proposizione al passato prossimo o remoto può avere il trapassato prossimo (o il trapassato remoto, che è più raro). Il suo primo esempio (“L’ho buttato fuori di casa, dopo che mi aveva offeso”) lo dimostra bene: l’evento dell’offendere è trapassato perché è precedente all’altro evento, quello del buttare fuori, pure passato.
La sua frase 1 è insolita, ma è giustificabile, come arguisce lei, facendo ricorso al contesto o al co-testo, ovvero a informazioni presenti nella memoria degli interlocutori o in altri punti del discorso. Si consideri, però, che anche in presenza di un altro evento passato successivo al raccontare, l’interlocutore preferirà il passato prossimo; preferirà, cioè, me lo hai raccontato un anno fa prima che cominciassimo a parlare di scuola a me lo avevi raccontato un anno fa prima che cominciassimo a parlare di scuola. La preferenza è dovuta in parte alla tendenza a semplificare i rapporti temporali, usando il passato anche in punti nei quali potrebbe essere usato il trapassato, in parte all’attrazione da parte del passato nella domanda.
Nella frase 2 si possono usare senz’altro il trapassato e il passato prossimo. Il passaggio dal passato prossimo al remoto, invece, in questo caso è forzato, sebbene non si possa dire del tutto scorretto. Se si usa il trapassato si enfatizza il fatto che il soffrire sia avvenuto prima del conoscere. Con il passato prossimo, invece, si situano entrambi gli eventi nel passato, senza indicare alcun rapporto temporale relativo. In questo modo, non si esclude che il soffrire sia iniziato dopo il conoscere o che sia iniziato prima e poi sia continuato anche dopo il conoscere. Il passato remoto è pienamente giustificato nel caso di un evento storico: “Al museo ho visto un dinosauro che visse 100 milioni di anni fa”; in questo caso, invece, sia il soffrire sia il conoscere sono eventi che si proiettano nel presente (il fatto stesso che il parlante abbia conosciuto le persone che hanno sofferto le rende presenti nella sua coscienza), quindi il passato remoto non è adatto.
Fabio Ruggiano