Tempi e modi nel periodo ipotetico

Categorie: Sintassi

QUESITO:

Ho una perplessità a proposito del tempo – o dei tempi – valido per accordare una proposizione dipendente dall’apodosi di un periodo ipotetico.

“Se non ti fossi sottoposto a questo esame, ora ti domanderesti / ti saresti domandato: ‘Che malattia ho?'”
potrebbe diventare:
“Se non ti fossi sottoposto a questo esame, ora…
1a) “ti domanderesti che malattia hai”
1b) “ti domanderesti che malattia tu abbia”
1c) “ti domanderesti che malattia potresti avere”
2a) “ti saresti domandato che malattia hai”
2b) “ti saresti domandato che malattia tu abbia”
2c) “ti saresti domandato che malattia potresti avere”.
Quali predicati sono ammessi e quale secondo voi è il più indicato?

Rimanendo in tema di subordinate dipendenti da apodosi, in una frase che abbia come protasi “Se avessi seguito il mio consiglio”, l’apodosi potrebbe essere “ti renderesti conto / ti saresti reso conto”, ma un’eventuale subordinata di quest’ultima si dovrebbe costruire con il tempo imperfetto o anche altri tempi e modi sarebbero possibili?
3a) […] “ti renderesti conto / saresti reso conto che continuare a studiare era la soluzione migliore”
3b) […] “ti renderesti conto / saresti reso conto che continuare a studiare è la soluzione migliore”
3c) […] “ti renderesti conto / saresti reso conto che continuare a studiare sia la soluzione migliore”
3d) […] “ti renderesti conto / saresti reso conto che continuare a studiare fosse la soluzione migliore”
3e) […] “ti renderesti conto che continuare a studiare sarebbe la soluzione migliore”
3f) […] “ti saresti reso conto che continuare a studiare sarebbe stata la soluzione migliore”.

 

RISPOSTA:

Partiamo dall’assunto che i tempi dell’indicativo e del congiuntivo si equivalgono nella proposizione completiva (quindi tanto in “che malattia…” quanto in “che continuare a studiare…”); il congiuntivo, rispetto all’indicativo, caratterizza la frase come più formale, ma non ne modifica il senso. Il condizionale presente, a sua volta, coincide con l’indicativo presente (sia che usiamo il condizionale del verbo, sia che affianchiamo al verbo un verbo servile come potere). Rispetto all’indicativo, il condizionale aggiunge una sfumatura di eventualità, suggerendo che ci sia un’altra condizione sottintesa. Per esempio, nella prima frase “ti domanderesti che malattia potresti avere” suggerisce “… che malattia potresti avere se tu fossi malato”. Come si nota, dal punto di vista semantico non cambia molto; il condizionale, infatti, serve qui non per aggiungere informazioni, ma come espediente per attenuare il peso emotivo dell’affermazione.
Per quanto riguarda i tempi, tutte le varianti da lei proposte sono corrette per entrambe le frasi, ma nel passaggio dall’una all’altra cambia leggermente da una parte il rapporto temporale tra la condizione e la conseguenza (l’apodosi), dall’altra il rapporto temporale tra la reggente (che coincide con l’apodosi) e la completiva.
Sul versante del periodo ipotetico, “se non ti fossi sottoposto… ti domanderesti” comporta uno scarto temporale tra i due eventi: la condizione è avvenuta nel passato, la conseguenza è contemporanea al momento dell’enunciazione; “se non ti fossi sottoposto… ti saresti domandato”, invece, rappresenta i due eventi come contemporanei tra loro, ma entrambi passati rispetto al momento dell’enunciazione. La stessa relazione vale per la seconda frase. 
Sul versante della proposizione completiva, vale la regola generale della consecutio temporum: il presente instaura un rapporto di contemporaneità con il verbo della reggente, il passato di anteriorità, il futuro (o il congiuntivo presente) di posteriorità. Quando la reggente è al passato, il futuro si costruisce con il condizionale passato; è il caso della variante 3f) […] “ti saresti reso conto [nel passato] che continuare a studiare sarebbe stata [nel futuro rispetto a quel passato] la soluzione migliore”.
Potrà trovare molti altri esempi e spiegazioni sulla consecutio temporum e sull’uso dei modi nel periodo ipotetico nell’archivio di DICO, scrivendo nel campo search o consecutio temporum o periodo ipotetico.
Fabio Ruggiano

Parole chiave: Analisi del periodo, Registri, Verbo
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