L’educazione linguistica

Pubblicato Categorie: Temi di lingua

Mi capita spesso, negli incontri seminariali con gli insegnanti di italiano della scuola secondaria, di ascoltare lamentele e critiche sull’attuale sistema scolastico e sul peggioramento del livello degli studenti. Molti colleghi delle scuole lamentano la mancanza di strumenti didattici adeguati e un coinvolgimento più attivo da parte dell’università. Molti di loro, insomma, si sentono abbandonati a sé stessi e non sanno come conciliare le richieste dei programmi ministeriali con le enormi carenze linguistiche dei loro studenti.

Ovviamente, DICO non vuole, né potrebbe in alcun modo, lanciarsi nell’arduo compito di dare suggerimenti su come insegnare l’italiano a scuola. I libri non mancano certo, al riguardo, e ogni insegnante deve costruirsi il proprio personale percorso didattico. La creatività è essenziale, anche nell’insegnamento.

Però possiamo buttar giù, senza alcuna pretesa di completezza, alcuni sprazzi di idee, anche recuperando precedenti interventi nelle pagine di DICO.

Le parole chiave ci sembrano queste: pretesto, variabilità, curiosità.

1) Ogni testo commentato e analizzato a scuola andrebbe preso come un pretesto per lo studio dei meccanismi comunicativi: non soltanto Dante e Leopardi, ma anche una scena di un film, una canzone, una pagina web o un messaggio su whatsapp possono essere felicemente sfruttati per insegnare l’italiano, le lingue, la linguistica.

2) Ogni lingua è mobile e stratificata, dunque più se ne mostra la variabilità (di registro, di contesto d’uso, di funzione, di destinatari, di medium, di risorse semiotiche) e meglio è. Questa estrema variabilità contribuisce anche a mutare sempre il rapporto tra norma e uso. E una lingua si capisce sempre meglio se messa a confronto con più lingue (e dialetti) e più linguaggi non verbali (gesti, immagini, suoni, rumori…).

3) Proprio grazie alla variabilità e all’intreccio tra lingua, lingue e linguaggi, è possibile, oggi più di ieri, andare incontro (accrescendole) alle competenze dei nostri studenti, suscitandone motivazione e curiosità.

Tutto questo mostra che l’obiettivo principale della scuola non debba essere tanto quello di insegnare la lingua e la letteratura italiana (che sono invece alcuni degli strumenti imprescindibili: strumenti, più che scopi), quanto quello di fare educazione linguistica.

È strano che pochi insegnanti, oggi, ricordino le 10 tesi GISCEL, del 1975, che contenevano, in nuce, esattamente tutti gli elementi (e molti altri) di cui abbiamo parlato fin qui. Potete leggere le 10 tesi GISCEL nell’allegato in fondo a questa pagina. Ho messo in evidenza, in giallo, alcuni dei passi a mio parere più interessanti.

Sono grato a due colleghi, in particolare: il prof. Sebastiano Vecchio (Università di Catania) e il prof. Matteo Viale (Università di Bologna), perché, in occasione di seminari con gli insegnanti di scuola, mi hanno fatto tornare a riflettere sull’importanza dell’educazione linguistica e delle 10 tesi GISCEL.

Oltre alle tesi GISCEL, un altro documento troppo spesso dimenticato, e invece preziosissimo per gli insegnanti, è la Lettera a una professoressa (1967), frutto dell’insegnamento rivoluzionario di Don Milani (la foto in alto lo mostra con i suoi allievi). Potete leggerlo nell’altro allegato qui sotto.

Per evitare di insegnare, anziché la lingua, l’antilingua, come temeva Italo Calvino (1965), potete rileggere la pagina di DICO dedicata all’italiano burocratico.

Per altre stimolanti idee sulla didattica, potete leggere la recente proposta di Annamaria Testa, con le sue 95 tesi sulla scuola e anche rileggere la pagina di DICO, in cui toccavamo questi temi, dal titolo: Come sta la scuola italiana? Come sta l’italiano a scuola?

Quanto, infine, all’importanza di studiare e insegnare il funzionamento della lingua e della comunicazione su testi diversificati e motivanti, suggeriamo di provare con:

1) le canzoni: su DICO l’abbiamo fatto qui e lo facciamo nella trasmissione radiofonica DICO alla radio.

2) Qui invece ci siamo cimentati con l’opera lirica, anch’essa utilissima nella didattica dell’italiano.

3) Con i film: l’abbiamo già fatto qui.

4) Con internet, SMS, le scritte sui muri e con ogni altro tipo di testo e di medium vi venga in mente.

Buon lavoro, buona creatività e buona educazione linguistica a tutti.

Fabio Rossi

Allegati

Le dieci tesi del GISCEL

Lettera a una professoressa