29 aprile 11.00|12.0
Luca BRAVI
Università degli Studi di Firenze
Cosa resterà dopo l’ultimo testimone delle persecuzioni, dello sterminio, delle guerre del Novecento? Su quali elementi di testimonianza potranno costruirsi nuovi percorsi di formazione alla cittadinanza attraverso la storia, quando non saranno più in vita le persone che sono state direttamente coinvolte da tali fatti? Dagli ultimi decenni del XX secolo, la figura del testimone delle grandi vicende storiche che hanno segnato l’umanità (la Seconda guerra mondiale, le stragi di civili, le persecuzioni e i genocidi) ha assunto un riconoscimento attraverso la valorizzazione della storia orale e la costruzione di una memoria pubblica edificata sul piano emotivo, spesso strumento per valorizzare l’interesse per i fatti storici. In molte occasioni sono ricordati archivi digitali che hanno la grande importanza di aver registrato video e voci dei testimoni diretti. Non può però sfuggire l’importanza dell’incontro fisico con il testimone dal punto di vista della progettazione di percorsi di formazione, non perché sia possibile limitarsi ad un approccio emotivo che diverrebbe sterile senza lo studio della storia, ma perché l’esperienza dell’incontro diretto resta un elemento in grado di generare motivazione e interesse per il successivo apprendimento. La progressiva e dolorosa scomparsa dei testimoni diretti apre una nuova stagione dal punto di vista della formazione sui temi legati a storia e memoria che può rinnovare il ruolo centrale e la valorizzazione dei luoghi che sono stati teatro di quelle vicende personali e comunitarie. Allo stesso modo gli oggetti di vita quotidiana, recuperati e conservati, permettono di riallacciare la narrazione della storia alle vicende di singoli individui, donne e uomini comuni che tornano a raccontare attraverso gli oggetti che sono loro appartenuti. Infine, l’arte, usata tanto dai carnefici che dalle vittime, riconsegna una capacità di racconto della storia elaborata attraverso quadri, disegni, graffiti, immagini di vita, descritta da punti di vista e con sensibilità diverse, che in alcuni casi sono diventate vere e proprie opere d’arte, in altri casi si è trattato di semplici elaborazioni che hanno sostituito la forma alla parola, interpretando in modo originale tanto la storia personale quanto quella collettiva.
Parole chiave: Pedagogia della memoria, arte, testimonianza