Maestre e maestri ebrei di fronte alle leggi antisemite
Università degli Studi di Firenze
Il contributo intende fornire una sintesi delle ricerche disponibili sull’impatto delle leggi razziali sui maestri e le maestre, una delle categorie più colpite dalle norme del 1938 fra i dipendenti pubblici. Un primo quadro quantitativo offre indicazioni interessanti sulla loro composizione anche generazionale, sui luoghi di formazione, sui ruoli e le forme di inquadramento. Soffermandosi su alcuni profili esemplari, si tenterà di illustrarne provenienze e percorsi successivi alle espulsioni, affrontando anche la questione delle reintegrazioni sul posto di lavoro nella fase post Liberazione. Ci si soffermerà infine sul potenziamento delle scuole ebraiche successivo al 1938: se negli anni Trenta solo alcune fra le principali Comunità continuavano ad offrire dei servizi scolastici, dopo le espulsioni furono costituite numerose sezioni di scuola elementare, ma anche corsi medi e superiori. Sul tema è disponibile una corposa bibliografia prevalentemente su base locale, la cui rilettura si presta a interessanti considerazioni sulle forme organizzative, sui meccanismi di autofinanziamento e sui metodi didattici ed educativi che caratterizzarono queste esperienze. Esse furono caratterizzate non solo da un alto livello di coesione e di attivismo culturale, ma anche dalla presenza di docenti e studenti provenienti dall’area tedesca e dall’Est Europa; rifugiatisi nella penisola per sfuggire al montare del clima antisemita, questi ultimi si ritrovarono a condividere con gli ebrei italiani gli effetti delle leggi del 1938 ed a interagire strettamente nelle iniziative scolastiche e di assistenza.
Parole chiave: ebraismo, leggi razziali, scuole ebraiche, maestri, espulsioni.