Noi docenti tra “rischio bello dell’educazione” e “demoralizzazione”
Università di Napoli Federico II
Nell’ambito dell’esistenzialismo pedagogico – e, in particolare, nell’opera di Otto Friedrich Bollnow – ci si è interrogati su “rischio e fallimento” come dimensioni intrinseche all’impresa educativa; essi sono, quindi, non solo possibili suoi esiti, ma ombra che sempre l’accompagna, anche quando essa è più “riuscita”, e che anzi deve accompagnarla se relazione educativa – e quindi incontro di libertà – ha da esserci.
Il tema, da diversa angolatura, è stato ripreso nel dibattito contemporaneo, introducendo l’idea del rischio bello dell’educazione e della sua costitutiva “debolezza”, non già come marchio d’inferiorità bensì come carattere da opporre allo scientismo trionfalistico di chi intende ridurre l’agire educativo a mera questione misurabile in termini di standard.
Parafrasando un titolo di Kant riadattato da Derrida, si potrebbe parlare di un “tono esistenzialistico adottato di recente nella teorizzazione pedagogica”, che mira a controbilanciare, se non a contrastare, le oltranze dell’evidence-based education e di quella torsione del discorso pedagogico che Gert Biesta ha battezzato learnification.
Siffatta tensione esistenzialistica costituisce certamente uno stimolo a riconoscere la professione docente come “pratica morale”, ma non deve occultare l’aspetto ‘tragico’ che essa cela.
Tale condizione comporta, infatti, ciò che una pedagogia statunitense ha definito il pericolo della “demoralizzazione”, considerata come categoria squisitamente pedagogica da affiancare a quella psicologica di “burnout”, che invece tende sovente a dominare solitaria in molti discorsi sulla professione docente, ‘mancando’ così la comprensione profonda di suoi importanti aspetti specifici. La “riflessione ad alta voce” qui proposta intende orchestrare questi tre motivi (l’originaria posizione esistenzialistica à la Bollnow, la sua ripresa attuale, con tonalità ‘emotive’ tuttavia differenti, e la questione della demoralizzazione) per cercare di animare una discussione sulla situazione esistenziale di noi docenti.
Parole chiave: debolezza dell’educazione; insegnamento come pratica morale; esistenzialismo pedagogico; demoralizzazione