I miei martedì col professore di Mitch Albom, una riflessione pedagogica
Università degli Studi di Messina
La cultura, sostiene Jerome Bruner, è una “cassetta per gli attrezzi” che permettono l’adattamento alla civiltà. All’interno di questa “cassetta” c’è la narrazione, un’attività fondamentale la cui finalità è quella di attribuire significati alle esperienze vissute. È una pratica sociale ed educativa, attraverso la quale si tramandano miti, riti, usi, costumi e tradizioni ma, anche, la possibilità per ogni essere umano di raccontare se stesso mettendo in luce alcuni degli eventi esistenziali più rappresentativi.
“I miei martedì col professore” è un libro scritto da Mich Albom, ed è una narrazione che consente di comprendere come vi siano persone che girovagano come ombre, remissivi e inclini a una sordità affettiva, a una morte emozionale, dovuta principalmente alla ricerca di quei successi che dovrebbero dare la “felicità” e che, in realtà, non sono che dei “palliativi” per chi non riesce a percorrere il proprio sentiero e “svende” i propri desideri e le proprie aspirazioni in cambio di “una busta paga”. È l’incontro col suo professore che permette al protagonista del romanzo di riflettere sui più importanti temi correlati all’esistenza umana e intraprendere un nuovo percorso orientato alla ricerca della felicità interiore.
L’analisi pedagogica del romanzo consente di mettere in evidenza alcuni degli aspetti salienti che intercorrono nella relazione che vede contrapposti, da un lato l’educatore (maestro, professore) e, dall’altro, l’educando, che attraverso l’esemplarità del suo interlocutore imparerà ad amare la vita, sia che essa sorrida con benevolenza, sia che essa si manifesti con “sdegno” e ostilità.