Tanti (buoni) presagi da DICO

Pubblicato Categorie: La parola che non ti aspetti

La parola augurio è oggi associata ad ogni celebrazione, comprese le feste religiose, ma, per la verità, è legata a pratiche pagane molto antiche.
L’augurium, in latino, era l’osservazione dei segni da parte degli àuguri, i professionisti della divinazione. Era, quindi, il presagio, la predizione. I romani si affidavano soprattutto all’osservazione degli uccelli per questo scopo, tanto che coniarono il termine auspicium per definire questa pratica. Tale parola è composta da avis (che in latino si leggeva auis) ‘uccello’ e dal verbo spicio ‘vedere’, quindi auspicium significava ‘osservazione degli uccelli’ (per trarne presagi, non per fare birdwatching). È facile vedere in questa parola l’antenata dell’italiana auspicio, che è ancora usata come sinonimo di augurio.
Augurium era, in origine, una vox media, cioè una parola neutrale, che diventava positiva a seconda dell’aggettivo che l’accompagnava, ad esempio secundum ‘favorevole’, infaustum ‘infausto’ o simili. Col tempo, poi, si è specializzata nell’accezione positiva, come è successo a fortuna, che originariamente designava, genericamente, la sorte e poteva anche essere adversa.
Quando diciamo “auguri”, quindi, prediciamo un futuro prospero, o, almeno, speriamo che il futuro sia prospero. Ed è per questo che dire “auguri” a Natale, o a Pasqua, suona fuori luogo a molti, visto che si tratta di feste religiose e commemorative, mentre è del tutto adatto a celebrazioni legate al passaggio del tempo, come il Capodanno, i compleanni, gli anniversari ecc.
Torniamo al latino: prima che augurium passasse a significare ‘presagio favorevole’, in latino si era formato il verbo exauguro ‘sconsacrare’ (perché gli àuguri erano sacri), che aveva come participio passato exauguratum, da cui l’aggettivo italiano, usato anche come nome, sciagurato. Sciagurato in italiano ha perso il contatto semantico con la sacralità degli àuguri, ed è passato a significare ‘sfortunato’, o ‘che attira la sfortuna su di sé con il suo comportamento’ (il senso che gli attribuiamo quando lo usiamo per inveire contro qualcuno), oppure ‘che causa sfortuna’ (come in “un’idea sciagurata”, per esempio). Da questo aggettivo è derivato, a sua volta, il nome sciagura, che indica, appunto, un evento sfortunato.
Se andiamo ancora più indietro nel tempo, infine, alla fase indoeuropea, le associazioni aumentano. La radice indoeuropea au̯eg-, u̯ōg-, aug-, ug-, che esprime il significato di ‘crescere’, ha prodotto in latino altre parole a noi familiari, come il verbo augeo, da cui il sinonimo tardo augmento, che si è continuato nell’italiano aumentare; augustus ‘sacro, maestoso’, da cui il nome Augusto (e il mese di agosto, dedicato ad Ottaviano Augusto); auctor ‘che fa crescere’ e quindi ‘promotore, iniziatore’, da cui autore, autorità, autorevole ecc.; e anche auxilium ‘aiuto’, da cui ausilio, ausiliare, ausiliario (ausiliatrice è anche un appellativo della Madonna).

Fabio Ruggiano