Malgrado non si veda, scopriamo la radice passo passo

Pubblicato Categorie: La parola che non ti aspetti

 

Un intervallo tra il punto di inizio e quello finale di una scala in italiano si chiama grado, ma perché? Perché è l’evoluzione del latino gradus ‘passo’, che porta in sé la radice grad-/gred-, con apofonia (cioè alternanza vocalica), del verbo gradior ‘camminare, muovere il passo’, a sua volta derivato dal verbo indoeuropeo ghradjai ‘camminare, andare’.

Nell’idea del grado, quindi, c’è il movimento, lo spostamento, in qualunque direzione. La direzione, infatti, è indicata dal prefisso con cui questo nome, o il verbo da cui deriva, si accompagnano, formando moltissime parole, prima in latino e poi in italiano. Dalla radice nella forma grad- derivano, tra gli altri, i nomi grado e gradiente, gradino, degrado, plantigrado (anche aggettivo) ‘che poggia la pianta dei piedi a terra quando cammina’ e, per estensione, ‘goffo, impacciato’, retrogrado (anche aggettivo) ‘che cammina all’indietro’, e per estensione ‘avverso alle novità’, tardigrado (anche aggettivo), a volte usato scherzosamente per ‘lento’, e gli aggettivi graduale, graduato, centigrado.

Dall’altra forma della radice, gred-, deriva ingrediente, letteralmente ‘ciò che entra’, mentre da gres-, ovvero da gressus (gred- + s), participio passato del verbo gradior, derivano aggressione, congresso, digressione, ingresso, progresso, regresso, trasgressione (letteralmente ‘sconfinamento’).

Una famiglia amplissima, quindi, che ha perso il progenitore, visto che il verbo gradior non si è continuato in una parola italiana (graduare, e da esso graduatoria, non derivano dal latino gradior, bensì dall’italiano grado). Gradior è sparito perché apparteneva alla categoria dei verbi deponenti (cioè con forma passiva e significato attivo), a poco a poco eliminata dai parlanti. È stato sostituito da camminare, verbo regolare, così come un suo compagno di categoria, loquor, è stato sostituito da parlare pur essendo oggi riconoscibile in loquace, loquela, colloquio ecc. Altre volte, il verbo deponente è semplicemente diventato attivo, come sequor ‘seguire’.

Fabio Ruggiano

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