Molti di voi avranno giocato a Trivial Pursuit, trovandolo appassionante, oppure noioso; oppure imbarazzante, se avete fatto la figura degli ignoranti. Anche tra chi ama questo gioco, però, ci sono molti che ignorano il significato del suo nome.
Per i pochi che non lo sanno, ricordiamo che questo gioco da tavolo consiste in una gara a squadre sulla base della conoscenza posseduta dai membri su fatti popolari rientranti in diverse categorie dello scibile umano. Le categorie cambiano a seconda della versione del gioco, ma non cambia il meccanismo.
Dicevamo del nome. Intanto è inglese, ed è formato da due parole, di cui la prima è un aggettivo e la seconda un nome. Il nome pursuit significa ‘inseguimento, caccia, ricerca’ (molti ricorderanno il film La ricerca della felicità di Gabriele Muccino, che in inglese si intitola The Pursuit of Happyness). L’aggettivo trivial viene dal latino, e infatti c’è anche in italiano un aggettivo corrispondente: triviale.
“Ricerca triviale”, quindi? Sarebbe un nome ben strano per un gioco destinato a tranquille serate in casa, con gli amici o la famiglia; perché in italiano triviale significa ‘estremamente volgare, basso, grossolano’ (come una barzelletta a sfondo sessuale o un’osservazione lanciata dal finestrino dell’auto al motociclista che vi ha tagliato la strada).
Il problema è che trivial e triviale, pur avendo una evidente parentela, hanno sviluppato nelle due lingue, inglese e italiano, due significati sensibilmente diversi: l’aggettivo inglese, infatti, significa ‘futile, di poco conto’. Quindi una traduzione più aderente all’originale di Trivial Pursuit sarebbe ‘Ricerca (del) futile’; molto più adatta, in effetti, al contesto della serata tra amici.
Ma perché i due significati? Dipende dall’origine della parola, trivio, cioè ‘incrocio di tre vie’. Durante il Medio Evo, i trivi erano luoghi di passaggio affollati, punti di riferimento in cui darsi appuntamento, intorno ai quali sorgevano locande e locali di svago. Per questo triviale ha preso in entrambe le lingue il significato di ‘popolare’. Da questo punto in poi, le due lingue divergono, sviluppando i due significati. L’inglese evidenzia il carattere futile delle chiacchiere popolari, l’italiano la volgarità che spesso le condisce.
Fabio Ruggiano