Il criticone ha cervello, ma è un po’ ipocrita

Pubblicato Categorie: La parola che non ti aspetti

Pare che per gli antichi greci e romani l’attività caratterizzante del pensiero umano fosse quella di fare delle distinzioni. Per questo derivarono molte delle parole che hanno a che fare con il pensiero dalla radice indoeuropea krei-, che indica proprio tale azione. Oggi in italiano noi riusiamo quelle parole, anche se il tempo e l’abitudine ha un po’ offuscato la loro origine e la parentela che le lega.
La radice indoeuropea in latino appare nella forma cr(e)-/cr(i)-, ma soprattutto cer-, da cui deriva il verbo fondamentale cerno ‘distinguere, scorgere, decidere’. E da cui deriva cerebrum (rimasto in italiano nel letterario cerebro e oggi come affissoide in tecnicismi come cerebroleso o protocerebro) e il diminutivo cerebellum, in italiano divenuto cervello (per la caduta della e protonica e la spirantizzazione della labiale sonora – /b/ – intervocalica), l’organo del pensiero per eccellenza, ovvero lo strumento che permette all’uomo di discernere, accertare, decretare.
La famiglia di parole italiane derivate da cerno è larghissima: comprende nomi, aggettivi e avverbi. Tra le più comuni c’è certo (con i derivati accertare, accertamento ecc.), che indica ciò che è stato deciso dopo essere stato distinto dal dubbio o dall’errore; concernere (con il participio presente dal sapore un po’ burocratico concernente), dal significato di ‘separare insieme’, quindi ‘essere in relazione’; secernere (e secrezione), che indica l’espulsione di una parte della materia, buona o cattiva, separata dal resto; discreto, propriamente ‘distinto dal resto’, che viene comunemente usato con il significato di ‘più che accettabile’ perché per molti decenni è apparso nella scala dei giudizi scolastici per indicare il voto tra il sufficiente e il buono; segreto (la sonorizzazione della consonante velare, ovvero la trasformazione di /k/ in /ɡ/, tra vocale e r è un fenomeno comune in italiano), un’informazione che deve essere tenuta separata dalle altre; segretario, colui che è a parte dei segreti del capo (il francese secrétaire significa la stessa cosa, ma è passato in italiano come nome di uno scrittoio richiudibile). Nella famiglia ci sono molti termini giuridici, come crimine (criminale, criminalità, criminoso…), che in latino indicava l’accusa oggetto di giudizio, mentre oggi indica un delitto grave; recriminare (recriminazione, recriminatorio…), il tentativo di difendersi accusando il proprio accusatore, discriminare (discriminazione, discriminatorio…), l’atto del tenere separati due elementi ritenuti diversi (morfologicamente vicinissimo a scriminatura, la riga che separa i capelli); decretare (e decreto), la decisione presa dopo aver applicato il giudizio. Dalla radice di cerno deriva persino escremento, lo scarto che rimane dopo aver separato il necessario. E non è finita: dalla stessa radice il latino formò cribrum, che in italiano è passato attraverso il diminutivo cribellum, divenendo crivello, un tipo di setaccio, ovvero uno strumento che separa il materiale utile da quello di scarso valore. La forma del crivello, una superficie piena di fori, ha prodotto per metafora il verbo crivellare ‘riempire di buchi’, quasi sempre seguito da di colpi.
In greco la radice indoeuropea ha dato un esito simile al latino; il greco, però, ha valorizzato soprattutto la forma cri-, che ha prodotto il verbo kríno ‘distinguere, scegliere, decidere, giudicare’. Da quel verbo vengono in italiano critica (con critico, criticare, criticone…) e una delle parole più familiari degli ultimi 10 anni: crisi, propriamente ‘scelta, giudizio’, nel senso di momento, appunto, decisivo. Ma non dimentichiamo criterio, il principio in base al quale si prende una decisione, e ipocrisia (nonché ipocrita). Quest’ultima parola ha avuto una lunghissima evoluzione del significato già in greco, da ‘risposta’ (nel senso di risultato di una riflessione) a ‘parte in un dialogo’, quindi ‘recitazione’ e infine ‘finzione, simulazione’. Quest’ultimo significato è quello che è passato in italiano, già nel XIII secolo.
Originario del greco è anche il suffisso -crino, piuttosto produttivo in medicina per parole che si riferiscono agli apparati ghiandolari del corpo: endocrino, esocrino, eccrino, paracrino. Sempre dalla medicina viene l’ematocrito, l’esame che distingue, nel volume del sangue, la componente cellulare da quella plasmatica (se il risultato è più alto della norma, il dato viene messo in relazione con l’assunzione di sostanze dopanti e per questo l’esame è stato al centro di tante inchieste sul doping in vari sport). Più legato alla linguistica, invece, è l’aggettivo diacritico, detto di segni che servono a distinguere forme altrimenti uguali (in italiano, l’accento è un segno diacritico, perché distingue, ad esempio, e ed è).
Chiudiamo allargando all’inglese la disamina della parole legate alla radice indoeuropea krei-. In questa lingua troviamo molte parole “cugine” delle italiane, come certain ‘certo’, ascertain ‘accertare’, decree ‘decreto’ e ‘decretare’, discern ‘discernere’, discrete ‘discreto’, excrement ‘escremento’, secret ‘segreto’, secretary ‘segretario/a’, concern ‘preoccupazione’ e ‘concernere’. Non ha, invece, confronto con l’italiano, perché non deriva dal latino, riddle ‘indovinello’, dall’antico inglese hridder o hriddel ‘setaccio’ (nelle lingue germaniche come l’antico inglese è normale che la /k/ indoeuropea diventi /h/).

Fabio Ruggiano

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