“Decade” non vuol dire ‘dieci anni’, bensì ‘dieci giorni’

Pubblicato Categorie: Lo sapevate che?

Il termine decade deriva dal latino, che a sua volta lo riprende dal greco, col significato di ‘periodo di dieci giorni’. Tuttavia, su pressione dell’inglese, lingua nella quale il termine decade significa ‘decennio’, in talune forme di scritto (ad esempio quello burocratico) o di parlato scarsamente sorvegliato, il termine, per calco semantico, passa a significare ‘decennio’ anche in italiano, come nell’esempio seguente: «si poteva forse desiderare qualcosa di meglio che diventare deputato nella seconda decade del nuovo millennio» (corriere.it, 2014).
Il fenomeno del calco semantico indica la sostituzione di un significato con un altro, per via della pressione di una lingua straniera. Per esempio, il significato sempre più frequente di realizzare nel significato di ‘rendersi conto di’ non appartiene all’italiano (in cui realizzare vuol dire ‘rendere reale, costruire ecc.’), bensì all’inglese to realize.
I calchi semantici sono errori? Dipende dal grado di accettazione del nuovo significato. Nel caso di realizzare, in effetti, il nuovo significato è ormai talmente diffuso da poter essere considerato come appartenente alla nostra lingua, in aggiunta ai precedenti significati. Nel caso di decade, il nuovo significato (‘decennio’) non può dirsi ancora stabilizzato, e pertanto non è ancora accettabile.
È noto, peraltro, come qualunque lingua muti e si arricchisca anche in base al rapporto con le altre lingue e, dunque, all’apporto dei calchi semantici.
Sarebbe, comunque, sempre consigliabile la consultazione di un dizionario italiano, per evitare di generare ambiguità nella scelta dei significati delle parole. Senza, poi, voler criminalizzare l’uso delle parole e dei significati provenienti da altre lingue, sarebbe forse meglio appurare se l’italiano possiede già le risorse interne per esprimere un concetto, prima di attingere a risorse esterne. Tutto questo viene riassunto in un recente, ed efficace, spot pubblicitario:

«Perché dire goodmorning, quando puoi dire BUONGIORNO.
O fare breakfast, se puoi fare COLAZIONE.
Perché fare diving, invece di un’IMMERSIONE.
E un break, invece di una PAUSA.
Perché andare a un brunch, se puoi gustarti un PRANZO.
Perché dire gentlemen, quando puoi dire CAVALIERE.
Perché scegliere un tour, quando puoi fare un bel GIRO.
Guardare uno show, quando puoi goderti uno SPETTACOLO.
Andare a un happy hour, quando puoi prendere un APERITIVO.
E un party, se puoi andare ad una FESTA.»
(trascritto da qui).

Siamo consci che talora esistono sfumature differenti, per esempio tra aperitivo e happy hour. Tuttavia, siamo sinceri, troppo spesso la scelta di un termine straniero al posto di uno italiano è dovuta non a precisione, bensì soltanto a pigrizia, ad ignoranza oppure a snobismo. La lista dei possibili esempi sarebbe interminabile: drink (bevanda, bibita), briefing (riunione, rapporto, istruzioni), meeting (incontro, riunione), attachment (allegato) ecc.

A tal proposito, cfr. anche l’iniziativa “#Dilloinitaliano“.