“L’Epifania tutte le feste porta via”, lo sanno tutti. Ma che cosa sia l’epifania, e che cosa significhi la parola stessa, non è noto a tutti. La parola deriva dal greco epiphánia (ierá) ‘i segni divini, le sante manifestazioni’ e in greco era plurale (e inoltre aveva l’accento sulla prima a), perché per i primi cristiani l’epifania comprendeva i tre eventi raccontati nei Vangeli in cui Gesù manifesta al mondo la sua divinità: la visita dei magi, il battesimo nel Giordano, le nozze di Cana, durante le quali compie il suo primo miracolo.
Il termine epiphánia è prelevato dalla famiglia del verbo epiphaíno ‘apparire, manifestarsi’ (l’accento è graficamente sulla i, ma foneticamente sulla a). Il verbo phaíno (senza il prefisso epi-) significa letteralmente ‘venire alla luce’ (quindi ‘apparire’), infatti deriva dalla radice indoeuropea bha- ‘luce’, che ha formato sempre in greco la parola phós ‘luce’, diventata in italiano una specie di prefisso (tecnicamente si definisce prefissoide), alla base di parole come fotosintesi, fotografia, fotocellula. Il verbo phaíno ha formato altre parole italiane, utili per designare concetti legati all’apparenza: fenomeno, fenomenale, diafano (letteralmente ‘che appare attraverso’), fanale (da phanárion ‘piccola lanterna’), fantasma (‘apparizione’), fantasia (‘capacità di far apparire le cose’), fantastico, enfasi (‘evidenza’), fantasmagoria (francesismo ottocentesco coniato usando la nostra radice greca in unione con un altro verbo greco, agoreúo ‘parlare’, quindi ‘discorso fantastico’) e fantasmagorico.
E non è tutto: la radice indoeuropea si è continuata nel latino medievale bandum ‘bandiera’, che è passato nel gotico bandwa ‘segno distintivo’, quindi si è diffuso in tutta Europa, nell’italiano banda (che in origine era più o meno un sinonimo di bandiera, poi è passato a significare il gruppo di persone identificate dalla bandiera) bandiera, bandoliera; nello spagnolo banderilla, nel francese banderole, nell’inglese banner ‘bandiera, striscione’, oggi usato per definire gli spazi pubblicitari nelle pagine internet. Dal latino bandum, inoltre, è derivato in gotico anche bandwo ‘segno’, che in italiano è diventato bando, e il verbo *bandwjan ‘dare un segno’, da cui bandire ‘segnalare’ e bandito ‘segnalato’, poi divenuto sinonimo di ‘esiliato’ e infine, come nome, ‘fuorilegge’.
Ci siamo allontanati un bel po’ da epiphánia. Torniamo alla divinità: già nella religione greca antica, epipháneia (che è alla base di epiphánia) ‘apparenza, gloria, splendore’, era usato per descrivere il momento in cui le divinità manifestavano la loro presenza agli uomini, durante le feste a loro dedicate. La religione cristiana ha sfruttato questa parola, e il concetto ad essa associato, per adattarla alle sue nuove esigenze.
E, a proposito di adattamenti, la tradizione ha storpiato la parola epifania sia nella forma sia nel significato, facendola diventare befana (ma anche bifanìa, pifanìa, befanìa) e personalizzandola nella vecchina che porta i doni. In questo processo, l’immaginazione popolare ha fuso insieme i personaggi dei magi portatori di doni e delle streghe, facendo acquisire alla festa una connotazione piuttosto folkloristica.
Fabio Ruggiano