Un importante traguardo in campo tecnico e scientifico è stato raggiunto dall’Università di Messina. Un team di ricercatori ha sequenziato il genoma di due specie animali, quella asinina e quella equina, utilizzando una serie di strumentazioni basate su chip a semiconduttori. L’obiettivo è stato reso possibile grazie alla nuova Unità di Genomica della piattaforma PANLAB attivata presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie, nata con il finanziamento di un progetto PON del MIUR, confermando l’Ateneo peloritano – primo in Italia e nel mondo ad utilizzare queste apparecchiature – all’avanguardia nella ricerca zootecnica.
«La tecnologia applicata all’Università di Messina – afferma Enrico D’Alessandro, ricercatore di Zootecnica generale e miglioramento genetico dell’Ateneo peloritano – permette di sequenziare genomi completi non solo di specie animali ma anche di piante e microrganismi con costi e tempi notevolmente ridotti rispetto a qualche anno fa. Si aprono quindi per l’Università di Messina importanti prospettive applicative della genomica in tutti i campi delle scienze biomediche, agrarie e veterinarie». In particolare, i genomi degli animali sequenziati rappresentano un primo passo «per la valorizzazione e lo studio della biodiversità zootecnica, che rappresenta un aspetto fondamentale per la sostenibilità e la tracciabilità delle produzioni animali. Accreditarci per rispondere ad una produttività scientifica sempre più in linea con la ricerca di settore a livello mondiale, è questo l’obiettivo adesso dell’Unità di Genomica».
Proficua la collaborazione con l’Università di Bologna, accreditata scientificamente a livello mondiale ed inserita nella COST Action RGB-NET, un network europeo di cui è presidente il prof. Luca Fontanesi e con il quale collabora Francesca Bertolini, giovane assegnista di ricerca venuta a Messina per avviare con Enrico D’Alessandro la piattaforma.
«Questa ricerca ha avuto inizio a maggio – afferma la dott.ssa Bertolini – anche se i macchinari sono stati installati già a marzo. Abbiamo cominciato da zero, allestendo il laboratorio per campionare gli animali e seguendo l’iter classico di ogni ricerca zootecnica: capire quali sono i gap della genomica animale. I tempi sono stati molto rapidi e questa è una cosa molto bella. Siamo in un momento in cui le tecnologie, che sono sempre state al servizio dell’uomo, vengono utilizzate anche per ottenere applicazioni in campo vegetale e animale. L’Ateneo messinese, rispetto all’Università di Bologna dalla quale provengo, presenta maggiori potenzialità. Qui ci sono delle strumentazioni potentissime, che richiedono costi ingenti e grande cura». Questa ricerca potrebbe avere prospettive di sviluppo per l’uomo? «È ancora presto per poterlo dire, siamo agli stadi preliminari. Il cavallo e l’asino non sono i migliori candidati a modello per lo studio di implicazioni per l’essere umano, ma abbiamo sicuramente ottenuto un importante contributo per studiare, per esempio, il suino. In questo senso, le strumentazioni che utilizziamo e le nostre ricerche possono servire anche per l’uomo».
«L’intenzione – dichiara il prof. Vincenzo Chiofalo, ordinario di Nutrizione e alimentazione animale dell’Università di Messina – è quella di far conoscere e mettere a disposizione della ricerca e della comunità accademica questa piattaforma che si avvale di esperti e che grazie al progetto di alta formazione vedrà aggiungersi giovani laureati che verranno formati da specialisti e che opereranno con competenze adeguate. Abbiamo adesso strumenti e competenze su cui stiamo lavorando per una tracciabilità che permetta al consumatore di identificare con assoluta certezza l’autenticità dei prodotti agroalimentari».