Il XIV Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, che ha coinvolto a livello nazionale circa 400mila laureati, conferma un quadro occupazionale complessivamente in difficoltà per i giovani in generale, anche per i laureati (sebbene nell’arco della vita la laurea ancora assicuri, rispetto al diploma di scuola secondaria superiore, una migliore condizione occupazionale e retributiva).
L’indagine AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati registra il disagio vissuto dai giovani italiani. Non solo, all’interno di un quadro complessivamente difficile, la crisi ha accentuato le differenze di genere e territoriali nelle perfomance occupazionali – commenta Andrea Cammelli, professore di Statistica e direttore di AlmaLaurea – Preoccupa inoltre una tendenza: mentre al contrarsi dell’occupazione, negli altri paesi è cresciuta la quota di occupati ad alta qualificazione, nel nostro paese è avvenuto il contrario. Se lo scenario economico nazionale ed internazionale non offre motivi di ottimismo, occorre però evitare un atteggiamento attendista che non può che prolungare la crisi: il nostro futuro dipende da ciò che seminiamo oggi. Il Rapporto sarà discusso da autorevoli studiosi, giovani ricercatori e rappresentanti del mondo del lavoro a livello europeo e del bacino del Mediterraneo all’Università La Sapienza di Roma giovedì 8 marzo al convegno “Dopo la laurea: studi ed esperienze di lavoro in Italia e nel contesto internazionale”.
Da giovedì 8 marzo 2012, tutta la documentazione, per Ateneo, sarà on line sul sito www.almalaurea.it.
L’indagine ha riguardato complessivamente 5.899 laureati dell’Università di Messina. La sintesi qui riportata riguarda solo i laureati triennali e specialistici biennali usciti nel 2010 e intervistati dopo un anno; i laureati specialistici biennali usciti nel 2008, intervistati dopo tre anni; i laureati pre-riforma del 2006, intervistati dopo cinque anni.
L’analisi deve considerare la situazione del Mezzogiorno e il divario, dal punto di vista occupazionale, tra Nord e Sud: a cinque anni dalla laurea tra i laureati residenti al Nord il tasso di occupazione è pari all’85%, contro il 73% rilevato tra i colleghi del Sud. Inoltre, se l’impegno in un’attività lavorativa pare essere caratteristica peculiare dei laureati settentrionali, la prosecuzione degli studi con la laurea specialistica contraddistingue in particolare i colleghi meridionali, i quali si dichiarano iscritti ad un corso di secondo livello, indipendentemente dalla condizione lavorativa, nella misura del 59% (contro il 53% del Nord; nella precedente rilevazione le percentuali erano rispettivamente del 60 e del 52,5%).
I laureati di Messina del 2010 alla prova del lavoro
L’indagine ha coinvolto, con tassi di risposta dell’88%, 2.816 laureati triennali e 1.054 laureati specialistici biennali usciti dall’Università di Messina nel 2010 e intervistati dopo un anno, nel 2011.
Il tasso di occupazione dei neolaureati triennali di Messina è pari al 37%, un valore inferiore alla media nazionale (44%). Tra i laureati triennali dell’Università di Messina, il 26% è dedito esclusivamente al lavoro, l’11% coniuga la laurea specialistica con il lavoro. Chi continua gli studi con la laurea specialistica è il 53%: il 42% è impegnato esclusivamente nella laurea specialistica, mentre, come si è detto, l’11% studia e lavora. Diciotto laureati triennali di Messina su cento non lavorando e non essendo iscritti alla laurea specialistica, si dichiarano alla ricerca di lavoro.
Il lavoro stabile (contratti a tempo indeterminato e lavoro autonomo) coinvolge, a un anno dalla laurea, 39 laureati su cento di primo livello di Messina, più della media nazionale (36%). La precarietà riguarda il 60% dei neolaureati (il 27% lavora con contratti a tempo determinato); la media nazionale è del 64%.
Il guadagno (sintesi tra chi lavora esclusivamente, la maggioranza, e chi studia e lavora) si attesta su valori di poco superiori alla media nazionale: a un anno dalla laurea i laureati di primo livello di Messina guadagnano 954 euro mensili netti contro 942 euro del complesso.
L’analisi deve tenere conto che si tratta di giovani che nella maggioranza dei casi continua gli studi, rimanda cioè al post-laurea di tipo specialistico il vero ingresso nel mondo del lavoro.
Cosa avviene, dunque, ai laureati specialistici a un anno dalla laurea?
A dodici mesi dalla conclusione degli studi, risulta occupato il 39%; un valore inferiore alla media nazionale del 56%. Il 16,5% dei laureati che continua la formazione (a livello nazionale è il 14%). Chi cerca lavoro è il 45% dei laureati specialistici di Messina, contro il 30% del totale laureati.
A un anno dalla laurea, il lavoro è stabile per 48,5 laureati su cento di Messina, un valore superiore alla media nazionale (33%). La condizione di precarietà riguarda il 51% dei laureati specialistici occupati di Messina. Il guadagno è inferiore alla media nazionale: 966 euro mensili netti, contro i 1.056 del complesso dei laureati specialistici.
Tendenze del mercato del lavoro nel medio periodo:
esiti occupazionali a tre anni dal titolo
Le crescenti difficoltà occupazionali incontrate dai giovani, neo-laureati compresi, negli ultimi anni si sono inevitabilmente riversate anche sui laureati di più lunga data, anche se occorre sottolineare che, col trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo, le performance occupazionali migliorano.
I laureati biennali specialistici di Messina a tre anni dal titolo coinvolti nell’indagine sono 650, con un tasso di risposta dell’83%. Il 54% è occupato; a livello nazionale il tasso di occupazione è del 73%. I’11,5% risulta ancora impegnato nella formazione, come a livello nazionale. Chi cerca lavoro è il 34% contro il 15% del complesso dei laureati. La quota di occupati stabili è del 48% (la media nazionale è del 55%). Le retribuzioni nominali arrivano, a tre anni, a 955 euro mensili netti (è di 1.225 a livello nazionale).
I laureati di Messina del 2006 (sono 768 laureati pre-riforma quelli indagati, con un tasso di risposta del 74%), intervistati dopo cinque anni, raggiungono un tasso di occupazione del 69%. La stabilità del lavoro coinvolge il 63% dei laureati; la busta paga è di 1.123 euro mensili netti (a livello nazionale il guadagno è di 1.238 euro