La Sala dell’Accademia peloritana dell’Università di Messina è stata teatro, questo pomeriggio, dell’incontro con lo scrittore e accademico italiano, prof. Piero Formica, in occasione della presentazione del suo volume dal titolo “Parole e voci dell’innovazione. Per una cultura del mutamento”, edito il Mulino.
Attivo nel campo dell’economia della conoscenza, attraverso il libro, il prof. Formica ha voluto offrire ai lettori l’opportunità di essere introdotti in un mondo plasmato dalla tecnologia, mediante mirate incursioni nella letteratura, nell’arte e nella musica. Difatti, il libro rappresenta un vademecum molto utile al lessico dell’innovazione che, oramai, pervade l’agire quotidiano di ciascuno di noi.
All’iniziativa hanno preso parte la prof.ssa Daniela Baglieri, Prorettore alla Ricerca, Innovazione e Trasferimento Tecnologico ed il prof. Giuseppe Gembillo, Ordinario di Filosofia dell’Ateneo.
“Con l’incontro di oggi – ha detto la prof.ssa Baglieri – diamo inizio ad un ciclo di conversazioni sul tema dell’innovazione. Prendendo spunto da una serie di sollecitazioni, ciò che mi piace del libro del prof. Formica è la capacità di riportare in ambito culturale alcuni concetti che i tecnicismi, purtroppo, hanno un po’ svuotato. Si tratta di concetti che abbiamo sott’occhio, ma spesso sottovalutiamo. Tutti parlano di innovazione, ma è necessario chiedersi cosa sia e come è possibile portare un’idea in azione. In quest’ottica, come docenti del settore e come Ateneo abbiamo il compito di perseguire l’innovazione con uno sguardo imprenditoriale, di spingere verso una cultura innovativa; l’innovazione è cultura, è interdisciplinarità, è futuro. All’Università di Messina, molti processi innovativi sono già stati avviati e altri sono in via di sviluppo. A tal proposito è recentissima la notizia del riconoscimento a livello nazionale ‘Meta Ventures’ ricevuto dalla spin off ArgiNaRe, vincitrice della Start Cup Competition 2018”.
“L’uomo – ha dichiarato il prof. Gembillo – ha mostrato di essere capace di creare dal nulla, di poter innovare, con l’immaginazione. Trovo molto bello che proprio il termine “immaginazione” sia ricorrente all’interno del testo del prof. Formica, perché colui che immagina possibilità senza fossilizzarsi nel calcolo delle probabilità riesce ad innovare. Nel volume, il termine innovazione ha una carica particolare, etica e sociale. Ciò che è nuovo viene visto come qualcosa in grado di portare vantaggi alla società, di far superare steccati e di evitare la cristallizzazione delle idee. Per effetto di tutto ciò, la scienza viene letta in chiave interdisciplinare, con una visione altamente positiva del concetto di innovazione”.
“Negli anni Sessanta, in questo Ateneo – ha commentato il prof. Formica – ho avuto la bellissima opportunità e la fortuna di studiare con grandissimi docenti. Sono stato molto impressionato dall’Ateneo, che sta proseguendo la sua grande tradizione, che è stato il mio trampolino di lancio per un percorso culturale ricco di soddisfazioni. La tecnologia è importante – ha continuato lo scrittore – se si riesce a coniugarla con la parte umanistica della persona; l’ideale è rappresentato dalla mescolanza tra scienza fisica, scienza naturale e scienza umanistica. In tal modo, l’innovazione può aiutare l’uomo a sgravarsi da compiti ripetitivi per concentrarsi sullo sviluppo delle idee. Oggigiorno, non ci sono più posti di lavoro, ma ideazioni, non esistono i lavoratori, ma gli ideatori. Voglio esortare i giovani a farsi promotori di una cultura che ci consenta di essere transdisciplinari, capaci di conoscere per poter innovare”.