Si è svolta stamane nella Sala Senato dell’Ateneo una conferenza stampa durante la quale sono stati presentati il Piano triennale anti-corruzione dell’Ateneo Peloritano e l’adesione della stessa Università (approvata dal Consiglio di Amministrazione) al protocollo di legalità “Carlo Alberto Dalla Chiesa”, stipulato, tra gli altri, dal Ministero dell’Interno, dalla nostra Regione e dalle Prefetture siciliane.
All’incontro con la stampa oltre ai professori Antonio Saitta, Prorettore alla Legalità e Francesco De Domenico, Direttore Generale dell’ Ateneo8i quali hanno curato la redazione del Piano triennale) erano presenti il Rettore, prof. Pietro Navarra e il Prorettore vicario, prof. Emanuele Scribano.
“Il piano anti-corruzione dell’Università di Messina- ha sottolineato il prof. Navarra- presenta innovazioni rispetto al documento predisposto dal Codau , innovazioni che riguardano sia i contenuti che le metodologie e rappresenta una grande risorsa di cui si è dotato l’Ateneo per prevenire la corruzione”.
Il Direttore generale, responsabile della prevenzione della corruzione, ha illustrato i punti di forza del piano anticorruzione che sono rappresentati dal fatto che si è voluto andare oltre quelli che sono gli ambiti definiti dal legislatore e dal Codau. Tra questi, l’applicazione delle metodologie a tutti i settori universitari: amministrazione, didattica e ricerca, non ultime le attività connesse alle procedure di reclutamento del personale e agli esami universitari .
“Si tratta- ha concluso il prof. De Domenico- di uno strumento di ausilio affinchè si abbia una mappatura dei fattori di rischio che possono essere alti, medi o bassi e che coinvolge tutta la comunità accademica”.
“ Abbiamo affrontato questo tema- ha detto il prof. Saitta- con approccio innovativo e una grande ambizione, collocare l’Università di Messina su uno standard più elevato. Il Codau poneva l’attenzione solo sulle attività amministrative, noi invece abbiamo ritenuto di tenere sotto osservazione tutte le attività, oltre quelle amministrative dunque, anche didattica e ricerca;
Si tratta di una rinnovata e rinverdita consapevolezza di legalità che coinvolge tutti: personale, docenti e studenti” .
“Il piano è dinamico – ha concluso il prof. Saitta- in quanto i gradi di rischio del monitoraggio potranno essere modificati”.
Il Piano è stato presentato per l’approvazione in largo anticipo rispetto ai termini assegnati (31 gennaio 2014) per dotare immediatamente l’Ateneo di moderni strumenti per monitorare e contrastare attivamente i fenomeni di abuso delle funzioni istituzionali che arrecano un gravissimo danno all’immagine e alla funzionalità della nostra Università.
Il PTPC è stato redatto prendendo le mosse dalla bozza predisposta dal Convegno permanente dei Direttori Amministrativi e dei Dirigenti delle Università Italiane (CODAU),presenta, però, come punti di forza proposte innovative e soluzioni metodologiche che si discostano dal documento CODAU.
In primo luogo, sono state considerate, oltre alle attività strettamente individuate dalla legge che si sostanziano, negli Atenei, in attività amministrative di supporto ai compiti istituzionali, le attività connesse alla realtà specifica dell’Università, ritenute potenzialmente più esposte o sensibili al “rischio corruzione”, nell’ambito dell’espletamento delle attività istituzionali primarie, ovvero la didattica e la ricerca.
Di conseguenza, anche l’ambito soggettivo di applicazione del PTPC è stato modificato, estendendolo, oltre che al personale tecnico-amministrativo anche al personale docente e agli studenti.
Il Piano, inoltre, verrà implementato a breve con l’approvazione di ulteriori strumenti, tra i quali spicca il Piano Triennale per la Trasparenza e l’Integrità previsto dal D. Lgs. n. 33 del 2013 in tema di pubblicità, trasparenza, e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni.
Per quanto riguarda invece l’adesione dell’Ateneo al protocollo di legalità “Carlo Alberto Dalla Chiesa”, sarà possibile effettuare, per i subappalti, i controlli anti-mafia qualunque ne sia l’ammontare e nel caso degli appalti richiedere eventualmente il rilascio delle informazioni del Prefetto già a partire da 250.000 euro.