Un affascinante parallelismo tra passato e presente, costruito a cavallo tra le dimensioni della storia e della letteratura. Il prof. Valerio Massimo Manfredi ha appassionato così il numeroso pubblico che, in Aula Magna, ha assistito all’incontro inaugurale della rassegna “Leggere il presente”, organizzata dall’Ateneo insieme all’Accademia Peloritana dei Pericolanti ed a Taobuk.
L’incontro-intervista ha preso spunto dal suo ultimo libro, “Teutoburgo” (Mondadori 2016). Rispondendo alle domande del direttore editoriale de “La Gazzetta del Sud”, dott. Lino Morgante, l’autore ha innanzitutto chiarito i confini che si pone nello scrivere un’opera: “Sono molto rigoroso nel non mescolare storia e letteratura. La storia ha l’onere della prova: deve dimostrare tutto ciò che afferma, citando le fonti in maniera precisa. La narrativa, o se preferite la narrazione, invece, è molto più antica della storia. Per scrivere un’opera di narrativa, che abbia un livello letterario, ci vuole un’immaginazione potente. Va creato una sorta di universo, in cui tutto funziona come un orologio svizzero. Io non scrivo per insegnare, ma per comunicare delle emozioni. Se faccio una relazione scientifica, la faccio con uno spirito completamente diverso. Noi, però, abbiamo bisogno dell’uno e dell’altro, di Tucidide come di Omero: ci servono le emozioni e le nozioni”.
Poi, l’affondo sul presente: “Siamo in un momento pericolosissimo, perché l’Unione europea rischia di sgretolarsi. Eppure é l’esperimento politico più ambizioso di tutti i tempi, visto che ha pacificato nazioni che avevano dato vita a conflitti mondiali. L’Impero Romano, parallelamente, nel tracciare i propri confini aveva già in mente un progetto di questo tipo. Era uno Stato moderno, capace di realizzare incredibili infrastrutture. Il tempo di allora agisce adesso, per noi o contro di noi e, quando sento i demagoghi chiedere l’abolizione della moneta comune o dell’Unione, penso che non sappiano di cosa stiano parlando. Ci rendiamo conto che mai prima ad ora l’Europa aveva avuto 70 anni ininterrotti di pace e prosperità? Ogni grande costruzione umana porta in sé i germi della disgregazione, che vanno contrastati.
Siamo una nazione che ha creato civiltà sfolgoranti, che si sono diffuse in tutto il mondo. Ciò non significa che siamo migliori di altri, ma che dobbiamo essere orgogliosi di essere europei, perché l’Europa mette insieme, appunto, grandi civiltà”.
Ad introdurre il prof. Manfredi, il Prorettore alla Didattica prof. Pietro Perconti, il quale ha sottolineato che “lo spirito di questa iniziativa è di creare occasioni di confronto culturale per tutta la città. Non una serie di conferenze, ma dialoghi tesi a coinvolgere tutti”.
Il prossimo dei 5 appuntamenti in programma, il 18 aprile, vedrà ospite dell’Ateneo Ildefonso Falcones.