Si è svolta stamattina, in continuità con le celebrazioni di ieri, nell’Aula Magna dell’Ateneo messinese, la celebrazione della Giornata della memoria, organizzata dal Liceo Classico “La Farina” e dal Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.
Come testimonia una più che decennale e proficua collaborazione tra la Prof. Paola Ricci Sindoni, docente di Filosofia morale e studiosa del pensiero ebraico post Shoah, e il Liceo cittadino “La Farina”, rappresentato dal dirigente scolastico prof. Giuseppa Prestipino e da docente di filosofia prof. Antonino Carabellò, la “Giornata della memoria” è stata al centro non solo dell’approfondimento di tematiche filosofiche e storiche legate ad una delle più vergognose pagine della storia del Novecento, ma anche delle riflessioni di chi deve prendere di questo evento il testimonio e il peso morale, i giovani studenti e i futuri cittadini di una società responsabile e consapevole dei propri compiti. Così di fronte alle parole sul cosa significa “ricordare” e “non dimenticare” per far spazio non solo alla capacità mnemonica, ma ad ethos del ricordo, pronunciate dalla prof. Prestipino, come dalla necessità di “dovere coltivare” delle immagini dell’orrore passato come antidoto alle falsificazioni di una memoria tesa a rimuovere, di cui ha parlato la prof. Marianna Gensabella, Direttore del Dipartimento, nell’aprire i lavori la prof. Ricci Sindoni ha ricordato come l’espressione la “storia siamo noi” significa che ognuno è chiamato a rispondere non solo delle proprie ma anche delle altrui memorie, quando queste sono soggette all’oblio e al misconoscimento, perché attraverso esse si costruiscono sia identità individuali che collettive.
Sono seguite le relazioni del prof. Antonio Baglio, storico, che ha ripercorso significativamente le tappe del rastrellamento del ghetto di Roma, della prof. Lucrezia Piraino, consulente filosofico, su come il racconto e le memorie dei sopravvissuti e dei deportati sono riusciti a costruire non solo i tasselli mancanti in una “storia scomoda” ma anche le storie di alcune vite che sono “riuscite a resistere anche alla morte”; Antonino Carabellò ha parlato della necessità di un agire morale per il bene e di un pensare responsabile come sola possibile alternativa al male dilagante della deresponsabilizzazione. Infine le domande e gli interventi degli studenti, non più passivi “spettatori del mondo”, ma partecipi e curiosi osservatori di una storia che va scritta ogni giorno.