Si è svolto presso l’Aula Magna della Corte d’Appello (Procura della Repubblica, Tribunale di Messina) un corso di formazione sul tema “La Geologia Forense”, organizzato dalla Scuola Superiore della Magistratura – formazione decentrata, Corte d’Appello di Messina insieme all’Università di Messina.
Dopo i saluti del prof. Eugenio Guglielmino, Prorettore dell’Ateneo peloritano, il corso è stato introdotto e coordinato dal dott. Eugenio Fiorentino, Giudice, dalla dott.ssa Rosanna Casabona della Procura della Repubblica di Messina e dalla prof.ssa Roberta Somma dell’Ateneo peloritano.
All’iniziativa, rivolta ai magistrati di primo e secondo grado del distretto della Corte d’Appello di Messina ed alle Forze dell’Ordine, hanno preso parte esperti italiani del settore con ampia esperienza sull’argomento (Orazio Barbagallo, Roberta Bottaro, Gioacchino Calapai, Vincenzo Carullo, Rosanna Casabona, Maria Cascio, Filippo Cucinotta, Dario Miraglia, Giacomo Risitano, Roberta Somma, Massimiliano Silvestro) ed in FAD anche Hilkka Hormila (già Istruttore Capo e Responsabile unità cinofila ricerca resti umani, The Police College of Finland Police Dog Training Centre, Finlandia). Tra i relatori anche l’unico geologo forense delle Forze dell’ordine italiane, il dott. Leonardo Nuccetelli della Polizia scientifica di Roma, che ha illustrato le tecniche all’avanguardia per la ricerca di tutto ciò che potrebbe essere stato occultato nel sottosuolo, ad esempio rifugi di latitanti o cadaveri sepolti, e che prevede l’uso di un approccio pedologico, geomorfologico/remote sensing, geofisico (metal detector, GPR, etc.) e la redazione delle carte di priorità di ricerca (GIS-based RAG map), su cui, tra l’altro, la prof.ssa Somma sta concentrando la propria attività scientifica di ricerca da qualche anno.
“Il corso ha avuto lo scopo- ha detto la prof.ssa Somma- di fornire un aggiornamento sui principi e le tecniche scientifiche su cui si basa la Geologia Forense, settore delle scienze forensi nato oltre un secolo fa. Partendo da importanti casi giudiziari svolti in varie parti del mondo (caso Moro, Camarena, etc.), il corso ha affrontato l’approccio con cui il geologo forense reperta la scena del crimine, sceglie le tecniche analitiche più appropriate da svolgere alla microscala sulle evidenze fisiche repertate (terriccio, minerali, etc.) e/o individua le prospezioni geofisiche più idonee al fine di indagare alla macroscala i caratteri del sottosuolo per evidenziare la presenza di sostanze inquinanti o di cadaveri/oggetti (armi, refurtiva, etc.) sepolti, correlati a un evento delittuoso”.
Al corso hanno preso parte circa 80 tra gli appartenenti alle Forze dell’ordine provenienti da varie parti d’Italia, da Catania fino a Grosseto.Erano presenti il nucleo operativo dei Ris Carabinieri, la Forestale, l’Esercito, la Sezione anticrimine e la Polizia scientifica di Messina, Catania e Roma.
Il corso si è concluso delineando il quadro delle attività svolte in questo ambito dalle Forze dell’Ordine ed Istituti di vari Paesi (FBI, ENFSI, Polizia Scientifica, etc.) e invitando a un serie di riflessioni con l’auspicio che, viste le potenzialità della geologia forense nella risoluzione di casi giudiziari riguardanti crimini contro la persona (omicidi, rapimenti, etc.) e il patrimonio (danneggiamento monumenti, etc.) e i reati ambientali (disastro ambientale, inquinamento, traffico rifiuti, etc.), possa esserci in futuro un maggiore numero di reati gravi o di casi di occultamento clandestino, risolto grazie a una maggiore sinergia tra Autorità inquirenti, Forze dell’Ordine ed esperti in geoscienze forensi.